I PROPRI OBIETTIVI: IMMAGINARLI E COSTRUIRLI NEL TEMPO
Spesso viene sottovalutata l’importanza di darsi degli obiettivi nella propria vita, sia personali che di studio e professionali. Sappiamo bene però che avere uno scopo, un traguardo da raggiungere, attiva le nostre risorse ed energie, pensieri ed azioni che si alimentano a vicenda.
Artefici della nostra vita
Per ciò che ci compete e che può dipendere dalla nostra volontà e dal nostro impegno, siamo noi gli artefici della nostra vita. Se non stiamo ad aspettare passivamente che ciò che desideriamo accada, ma ci attiviamo per ottenerlo, ci stiamo dando una possibilità. Iniziamo a pianificare le nostre azioni per rendere fattibile e concreta la realizzazione del nostro obiettivo. Questo riguarda tutti noi, non importa che età abbiamo: vale ad ogni epoca della nostra vita.
Goderci il viaggio
Anche se non dovessimo raggiungere ciò che vogliamo, almeno ci avremo provato e tutto il nostro impegno non sarà andato perduto. Avrà messo in moto un processo di cambiamento personale, di autovalutazione come persone determinate e competenti. In un modo o nell’altro ci avrà reso più consapevoli delle nostre potenzialità.
Se la motivazione a muoverci parte da qualcosa che ci piace e ci corrisponde, il percorso da fare sarà comunque interessante e lo potremo vivere con piacere.
La volontà di procedere si autoalimenta man mano che apprendiamo nuovi concetti, nuove abilità, che scopriamo collegamenti e approfondiamo la conoscenza in quell’ambito. Le nostre abitudini, in quella data sfera della nostra vita, iniziano a cambiare per fare spazio ad abitudini nuove. Queste possono diventare man mano più coerenti ed efficaci per condurci verso la nostra meta o, almeno, avvicinarci ad essa.
Quali obiettivi?
Talvolta però, paradossalmente, il primo ostacolo da superare è quello di sapere ciò che si vuole, di trovare il proprio obiettivo, quello più importante per noi. Forse non siamo stati stimolati o preparati a pensarci oppure non ci siamo dati il permesso di sognarlo e, tantomeno, coltivarlo.
Gli obiettivi sono ovviamente diversi per ciascuno di noi. Ad ogni fase della nostra vita, tuttavia, ce ne sono sia di naturali e comuni a tutti, sia di personali ed originali. In realtà, anche gli obiettivi che consideriamo comuni (di crescita personale, scolastica e professionale), sono sì abbastanza incanalati, ma ognuno di noi li persegue in modo personale.
Nel percorso di formazione c’è chi investe le proprie energie in modo costruttivo, chi in modo meno finalizzato, procedendo per dovere o “inerzia”. C’è chi “sa quello che vuole diventare” e chi non ne ha idea o non si pone nemmeno il problema.
Da adulti, anche dopo che la vita personale, famigliare e professionale, diviene più definita, gli obiettivi continuano ad essere importanti. Possono cambiare, ampliarsi, possono nascerne di nuovi e riguardare il proprio miglioramento personale, relazionale, culturale, delle competenze pratiche, dell’ambiente di vita, …
Con i figli: stimolare la loro ricerca di uno scopo
Tutto questo, inizialmente, dipende molto anche dalle caratteristiche, abitudini e aspetti culturali della famiglia in cui un bambino cresce. Dalle occasioni e dalle esperienze con cui viene a contatto, dall’esempio dei genitori e degli adulti di riferimento.
Più avanti, la ricerca e la scelta dei propri obiettivi si amplierà. Sarà frutto delle potenzialità e competenze emotive e cognitive che si formano man mano grazie agli stimoli famigliari, ambientali e scolastici. Dipenderà anche dal senso di competenza che il bambino prova e che può sostenerlo nel puntare a migliorare sempre.
Per questo, fin da quando sono piccoli, è importante offrire ai figli occasioni diverse di fare esperienze. Si possono proporre attività varie da fare a casa, con giochi per stimolare fantasia e manualità e anche utili, come ad esempio cucinare insieme. È importante creare le condizioni perché i bambini possano fare esperienze ricche ed interessanti. Scoprire e conoscere luoghi naturali, la vegetazione e gli animali, vedere posti nuovi, ascoltare musica, racconti e fiabe. Osservare immagini e opere artistiche, assistere a rappresentazioni teatrali adatte a loro, a manifestazioni sportive, …
Ogni esperienza potrebbe far partire quell’immediato interesse, quella scintilla di passione, quel “colpo di fulmine” improvviso per qualcosa che stanno scoprendo. Non ha importanza cosa sia, potrebbe diventare la passione della loro vita, essere quella molla che fa scattare il desiderio. Ecco che potrebbe nascere la voglia di vederne ancora, di provare, di saperne di più, perché sentono dentro di sé che è quella la strada giusta.
Sono occasioni preziose, e diventano un immenso bacino di energia che può alimentare la curiosità, l’interesse, la ricerca, l’impegno. Che può far nascere e sostenere nel tempo la voglia di darsi da fare per raggiungere quello scopo. In fondo questo è il sale della vita.
Nel quotidiano: piccole e grandi conquiste
Anche nelle azioni quotidiane legate ad esempio alle proprie autonomie, il bambino può percepire obiettivi sempre nuovi e interessanti fin da piccolo. Imparare a mangiare, vestirsi, lavarsi da solo, sono obiettivi che lui può realizzare gradualmente e che lo fanno sentire capace. L’atteggiamento dei genitori è fondamentale per far vivere ogni nuova conquista in modo piacevole e con soddisfazione, motivandolo a provare e riprovare.
Perfino l’organizzazione delle proprie cose, dai giocattoli agli spazi e al materiale scolastico, può diventare una prova interessante che ha come scopo una maggiore autonomia. Proporla in modo stimolante, giocoso, coinvolgendo il bambino nel trovare le soluzioni migliori, può aiutare ad invogliarlo e ad impegnarsi per attuarla.
Aiutiamoli a pianificare
Per noi adulti, pianificare le nostre attività e i nostri traguardi è (o dovrebbe essere) una modalità abbastanza praticata. Fa parte della gestione del nostro tempo, dell’impegno necessario e delle risorse che abbiamo o dobbiamo procurarci.
Possiamo abituare anche i bambini ad utilizzare modalità semplici, ma efficaci, per organizzarsi quando hanno degli obiettivi da raggiungere, sia scolastici che di svago. Naturalmente, sia gli obiettivi che i passi necessari per raggiungerli varieranno con l’età, diventando sempre più complessi. Se però i bambini avranno imparato ad affrontarli in questo modo, probabilmente faranno meno fatica di fronte alle sfide che inevitabilmente incontreranno.
Ad esempio, un’uscita al parco con un bambino può diventare un’occasione per pianificare cosa fare, perché, quando e come farlo. Pensare a come vestirsi per non prendere freddo, a cosa portare con sé, al tempo per prepararsi, a cosa vorrà fare là, quanto tempo rimanere fuori, ecc.
Sono tutti spunti apparentemente banali e solitamente pensati e gestiti dai genitori, che diventano invece momenti di confronto ricchi di possibilità. Vanno proposti in modo gradevole, anche come gioco, per far sì che i figli lo vivano con piacere e non come qualcosa di rigido e fiscale.
I bambini così si sentono coinvolti e più partecipi. Imparano a considerare le loro attività in modo collegato le une alle altre, i nessi causali, spaziali e temporali, a tollerare l’attesa.
Potranno man mano esportare queste competenze in più ambiti: la scuola, le amicizie, lo sport, e i loro vari impegni.
Qualche esempio
Alcuni esempi per iniziare a pianificare possono essere:
- per acquistare il gioco o l’oggetto desiderato, si possono mettere da parte dei soldi dalla mancetta, valutare quanto tempo servirà per avere la cifra necessaria
- la preparazione per una prova o una gara nell’attività sportiva preferita, richiede un allenamento per migliorare, quindi serve dosare l’impegno, le forze, i tempi di recupero
- per studiare in vista di un’interrogazione o un esame serve capire l’entità dell’impegno necessario. Quale e quanto è il materiale da interiorizzare, suddividerlo in parti, destinare il tempo necessario prevedendo anche le pause
- anche invitare uno o più amici per una merenda richiede una serie di azioni da prevedere. Bisogna chiedere il permesso ai genitori, individuare data e orario condivisi e gli spazi da poter usare. Scegliere cosa offrire da mangiare e bere ed i giochi da proporre, preparare il tutto per tempo
- ovviamente anche per organizzare un bel viaggio bisogna pianificare bene tutto, dall’aspetto economico a quello logistico, come tempi, distanze, soste, ecc.
Sono sicura che vi verranno in mente molte possibilità di rivedere sotto questa luce le tante azioni quotidiane o occasionali che condividete con i vostri figli. Ognuna di queste può essere ripensata in modo da far comprendere ai bambini che le sequenze delle nostre azioni hanno normalmente un’utilità per portarci al nostro scopo.
Più si abitueranno a partecipare in modo attivo e consapevole alla gestione di ciò che li riguarda, più sentiranno di poterlo fare. Vivranno la sensazione di avere un maggiore controllo di sé e si sentiranno responsabilizzati. Quando si troveranno davanti a compiti sempre più complessi, a progettare il proprio piano di studi, a scegliere il loro lavoro, saranno più attrezzati. Avranno esercitato nel tempo le competenze di autogestione e di autocontrollo nell’impegnarsi per raggiungere i propri obiettivi: un patrimonio personale incommensurabile.
Dove finisce la spontaneità?
Un ultimo pensiero: tutto questo bel discorso sulla pianificazione non vuole togliere nulla alla bellezza della spontaneità. Non si può prevedere tutto – ci mancherebbe! – né pretendere di avere sempre il controllo della situazione perché sarebbe impossibile oltre che sterile.
Ma, un conto è vivere alla giornata e improvvisare tutto, un altro è avere una direzione e, ogni tanto, accogliere ed accettare qualche deviazione o qualche stop. Sorprese, inconvenienti, pause forzate, cambi di marcia, possono accadere e, in genere, essere superati ed ammortizzati al meglio se all’interno di un percorso ben delineato.
La bellezza della vita è anche il lasciarsi sorprendere ogni tanto da qualcosa di imprevisto che non abbiamo… pianificato.
In questo articolo mi sono ispirata al criterio di mediazione usato nel Metodo Feuerstein e che si chiama: “Mediazione della ricerca, scelta, pianificazione e conseguimento di uno scopo”. Nel primo articolo di questa serie “Raccontare la propria storia ai figli” (vedi link sotto) trovate una breve nota al riguardo.
Link ad articoli precedenti collegati a questo:
https://www.educazionequotidiana.it/leducazione-non-ha-eta/il-metodo-feuerstein/
https://www.educazionequotidiana.it/quante-emozioni/raccontare-la-propria-storia-ai-figli/
https://www.educazionequotidiana.it/quante-emozioni/ogni-bambino-e-una-persona-unica-e-irripetibile/
https://www.educazionequotidiana.it/quante-emozioni/favorire-il-senso-di-competenza-dei-bambini/
26 marzo 2021
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