OGNI BAMBINO È UNA PERSONA UNICA E IRRIPETIBILE
Crescere un bambino in modo armonioso e completo vuol dire anche dargli la possibilità di sentirsi una persona unica, un individuo con caratteristiche non ripetibili. Ogni bambino è speciale, diverso da ogni altro individuo e, crescendo con questa consapevolezza, può riconoscere che anche l’altro, come lui, è unico e speciale.
Individuarsi per crescere
Nell’articolo precedente (*) ho parlato dell’importanza di sviluppare nei bambini un senso di appartenenza: al nucleo famigliare, al gruppo, alla società allargata. Questa forma di protezione favorisce la sicurezza di sé e la partecipazione emotiva a sentimenti condivisi, ad una storia comune con altri esseri umani. (*) Vedi articolo “Raccontare la propria storia ai figli”: https://www.educazionequotidiana.it/quante-emozioni/raccontare-la-propria-storia-ai-figli/
È altrettanto fondamentale e complementare a questa condivisione, la possibilità graduale di separarsi emotivamente dai nuclei di riferimento per individuarsi e sentirsi una persona definita. L’importanza di vedere riconosciute le proprie peculiarità di carattere, gusti, interessi, apprendimenti, talenti, bisogni e desideri è basilare per una crescita soddisfacente.
Ragionare con la propria testa
Il bisogno e la voglia di sentirsi parte di un gruppo ed apprezzati dagli altri, può rendere difficile per un bambino manifestare pienamente le proprie idee. Può portare ad una seducente voglia di omologarsi, di sentirsi “uguale agli altri…”, di non dover continuamente scegliere quale atteggiamento adottare.
Il gruppo dei pari aiuta però anche a mettersi alla prova, a trovare modelli diversi di comportamento da osservare e valutare in modo spesso inconsapevole e spontaneo. Aiuta a comprendere come si vuole essere, offrendo continue occasioni di confronto e scelta. Permette di capire piano piano, grazie alle esperienze con i coetanei, come ci si vuole comportare con gli altri e, soprattutto, con se stessi.
In tutto questo è necessaria la mediazione dell’adulto: genitori, insegnanti, educatori, allenatori, … per aiutare i bambini a ragionare con la propria testa. Per guidarli a sviluppare il pensiero critico e libero da condizionamenti esterni.
Ho detto niente… Sappiamo bene che questo è un processo lungo e delicato che non termina certo con l’infanzia, ma deve accompagnare ogni individuo anche nell’età adulta.
Nella preadolescenza e nell’adolescenza è ancora più importante e pressante l’importanza di questa evoluzione, per la definizione del senso di identità personale e di una maggiore consapevolezza. Differenziarsi dal gruppo – che, fino ad ora, ha offerto un certo senso di sicurezza con la sua possibilità di identificazione ampia e meno definita – non è facile.
I ragazzi si trovano di fronte a delle scelte importanti per la loro vita, a partire da quelle scolastiche. Devono poter contattare ed esprimere la propria individualità, per capire chi sono, cosa desiderano, quali percorsi sono più congeniali per loro, che strade intraprendere. Iniziano a rendersi conto che le scelte che fanno hanno un peso sul loro futuro prossimo ed anche più lontano.
Verso l’autonomia
L’obiettivo più alto dell’educazione e, quindi, di ogni educatore, è quello di accompagnare la persona verso la propria autonomia, rendendosi perciò finalmente “inutile”.
Con i bambini ed i ragazzi, dopo aver dato l’esempio, spiegato perché e come svolgere determinate azioni e mansioni, fatto provare in prima persona, bisogna dare fiducia. Bisogna lasciarli provare.
Continuare a dare un aiuto non necessario – ad esempio sovrapponendosi, sostituendosi in alcune mansioni o risolvendo ogni problema – impedisce di mettersi alla prova. Dà un messaggio di sfiducia e timore, non fa sentire in grado di farcela da soli.
I bambini – e più ancora i ragazzi – hanno bisogno di sperimentare le loro forze, cercare e trovare le loro soluzioni. Devono provare a fare a modo loro per interiorizzare nuove competenze. Hanno bisogno di sentirsi responsabili di ciò che fanno e di poter coltivare anche stili personali e modalità diverse da quelle già stabilite, nell’affrontare nuovi compiti.
Anche gli errori servono per crescere, in ogni ambito in cui si sta apprendendo e facendo esperienza. Danno la misura dei propri limiti e potenzialità, per imparare da essi, adattare “il tiro”, modificarsi e sviluppare nuove capacità.
Come favorire tutto ciò?
Si può iniziare quando i bambini sono piccoli, ascoltandoli, dando importanza alle le loro idee, aiutandoli a chiarirle ed a definirle. Lo si può fare con attenzione e rispetto, guidandoli, con buone domande e senza giudicarli, a comprenderne la validità o l’opportunità di modificarle.
Si favorisce così un pensiero di tipo divergente, che è originale e creativo e non per forza incanalato in percorsi mentali predefiniti.
Contemporaneamente è bene abituare i bambini ad ascoltare diversi punti di vista, a rispettare il pensiero altrui ed a valutarlo senza pregiudizi. L’esempio degli adulti è sicuramente fondamentale e più è coerente con i valori che si vogliono trasmettere, più è formativo e valido.
Rispettare le loro inclinazioni, i loro tempi, la loro intimità di pensiero oltre che fisica, la loro riservatezza, senza insistere o forzare espressioni non spontanee.
Far sperimentare pian piano ed in modo adeguato all’età piccole e grandi responsabilità per le proprie idee e azioni. Sentirsi responsabili può diventare anche un piacere da condividere. Dà un senso di soddisfazione e appagamento per essersi messi alla prova ed essere riusciti a superarla. Non servono grandi prove, anche nel nostro quotidiano famigliare si possono presentare mille occasioni in cui i bambini sono in grado di dare una mano. Lo fanno prima come un gioco e, man mano con maggiore comprensione anche dell’utilità del loro contributo.
Permettere ai bambini di provare e sbagliare (naturalmente tutelandone sempre la sicurezza) è necessario, anche se talvolta faticoso per loro e per i genitori. Ma gli errori servono per capire dove e come si è sbagliata quella determinata cosa e solo così si riesce a ricercare ed a intuire come rimediare, senza scoraggiarsi. La soddisfazione poi sarà ancora maggiore!
Ho dato qui solo qualche spunto generale di riflessione, suggerimenti per dare l’idea di come favorire l’individuazione emotiva di un bambino. A voi lascio il piacere di ricercare e trovare le vostre modalità, per ampliarne la gamma ed attuarle.
Questo è un argomento molto vasto e delicato e, naturalmente, per accompagnare al meglio i propri figli in questa evoluzione, servono pensieri ed attenzioni personalizzate.
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In questo articolo mi sono ispirata al criterio di mediazione usato nel Metodo Feuerstein e che si chiama: “Mediazione dell’Individuazione e della differenziazione psicologica”. Nell’articolo precedente (vedi link sotto) trovate una breve nota al riguardo.
Link
Vi riporto il link al precedente articolo già citato: https://www.educazionequotidiana.it/quante-emozioni/raccontare-la-propria-storia-ai-figli/
Ecco il link all’articolo sul Metodo Feuerstein:
https://www.educazionequotidiana.it/leducazione-non-ha-eta/il-metodo-feuerstein/
Vi metto anche il link ad un mio articolo di qualche anno fa sul favorire le autonomie nei bambini piccoli: https://www.educazionequotidiana.it/pedagogia-quotidiana-per-genitori/12-aiutarli-ad-essere-autonomi/
13 febbraio 2021
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