COMPRENDERE IL PUNTO DI VISTA DELL’ALTRO E CONDIVIDERE
Considerare il punto di vista dell’altro, tenerne conto in modo aperto, sviluppare la capacità di condividere e cooperare, sono conquiste da apprendere. Il senso etico e la socialità emergono grazie all’educazione, all’esempio, alla cura degli aspetti emotivi e delle relazioni interpersonali.
Anche in questo articolo mi sono ispirata ad uno dei criteri di mediazione del Metodo Feuerstein: “Mediazione del comportamento di condivisione”. Sotto trovate il link all’articolo su questo metodo ed all’ultimo articolo pubblicato di questa serie, in cui appaiono i riferimenti a tutti i precedenti.
Capire se stessi e gli altri
La capacità di capire ed usare le emozioni in modo consapevole e adeguato, l’intelligenza emotiva, coniuga la sfera delle emozioni con gli aspetti cognitivi. Comprende le competenze che sostengono l’intelligenza intrapersonale, cioè interna all’individuo e quella interpersonale, vale a dire nella relazione con l’altro.
Queste competenze vengono oggi finalmente considerate come fondamentali, grazie al lavoro di Howard Gardner del 1983, che ha cambiato il paradigma dell’intelligenza. Non esiste solo una intelligenza, ma ve ne sono ben otto tipi: linguistica, logico-matematica, spaziale, corporeo-cinestesica, musicale, naturalistica, intrapersonale ed interpersonale. Queste ultime due, che costituiscono l’intelligenza emotiva, sono quelle che integrano, sostengono e favoriscono al meglio le altre forme di intelligenza.
Nel 1995 Daniel Goleman ha pubblicato il suo famosissimo libro “Intelligenza Emotiva. Che cos’è. Perché può renderci felici”, divulgando e rendendo popolare questo concetto. (Vedi sotto il link ad un precedente articolo sull’intelligenza emotiva).
Attenzione per l’altro
La capacità di riconoscere e comprendere le proprie emozioni, ascoltarle in modo attento e profondo, aiuta a gestirle al meglio. Inoltre aiuta a capire le emozioni altrui, partecipare allo stato d’animo dell’altro, a sintonizzarsi con il suo sentire e ad entrare in empatia con i suoi stati emotivi.
Scoprire che esistono visioni diverse anche della stessa cosa o dello stesso evento fa parte della crescita del bambino, quando inizia a decentrarsi dal suo punto di vista. Tener conto di ciò che l’altro sente e pensa, pian piano sostituisce quell’egocentrismo fisiologico che ha prevalso fino a quel momento nelle sue relazioni.
Il bambino impara che esiste un punto di vista diverso dal suo e può iniziare a mettersi nei panni dell’altro in modo empatico. Questa comprensione lo aiuterà, inoltre, anche a sviluppare, nel tempo, il suo pensiero in senso sempre più ampio, verso capacità di astrazione e di ragionamento più raffinate.
Condividere e partecipare
Un ambiente educativo che favorisca la nascita e lo sviluppo delle capacità empatiche, prepara l’emergere e il consolidamento del senso etico e delle abilità sociali.
Questo avviene facendo sperimentare ai bambini ed ai ragazzi attività di collaborazione più che di competizione, una reciprocità nei sentimenti di fiducia e di rispetto. Prima ancora, facendoli sentire ascoltati, accolti e capiti nei loro bisogni e nelle loro idee e intenzioni, aspetti basilari nella costruzione dell’idea che hanno di sé. Questa consapevolezza apre per loro la possibilità e la disponibilità a voler condividere e partecipare con gli altri le esperienze ed i relativi vissuti emotivi.
È importante che genitori, insegnanti, educatori, mediatori, allenatori, nelle diverse situazioni (casa, scuola, formazione, occasioni sportive, ecc.) propongano momenti di condivisione. Che incoraggino la condivisione di spazi, oggetti, esperienze, la partecipazione di ciascuno, l’inclusione e lo scambio di emozioni, racconti, idee e opportunità. Tutte competenze, queste, che sono preziose nella vita personale, scolastica, nelle relazioni in ogni ambito e che preparano anche ad essere collaborativi, un domani, nel lavoro.
Si inizia presto
Fin da quando i bambini sono molto piccoli e non hanno ancora iniziato a parlare, la comunicazione, verbale e non verbale, come sappiamo, è fondamentale. Sostiene e dà significato e spessore al rapporto con i propri figli.
L’esempio dei genitori e la loro presenza amorevole si esprimono attraverso il corpo e la gestualità, come attraverso il linguaggio e la mimica, nello scambio emotivo. I bambini osservano, comprendono e iniziano presto a mostrare la voglia di condividere l’attenzione, dapprima con lo sguardo, poi con l’indicare qualcosa. Questo gesto segnala un’intenzione comunicativa che apre alla reciprocità: “guarda cosa voglio mostrarti…” e “guardiamo insieme quell’oggetto-quella persona-quell’animale…”.
Incoraggiare queste espressioni, sostenendole con il comportamento e verbalizzandole, stimola i bambini a manifestarle e perfezionarle man mano, apre la via alle successive conquiste del linguaggio.
Con i bambini: incoraggiare le comunicazioni come scambio
Ecco qualche suggerimento:
- i genitori possono alimentare queste competenze, condividendo con i figli le loro esperienze significative, anche se tratte da momenti quotidiani. Ad esempio, raccontare qualcosa della propria giornata, un episodio-attività-incontro che li ha emozionati, mantiene aperto il dialogo. Fa sentire i figli partecipi del tempo che i genitori non hanno trascorso con loro e li può invogliare a fare altrettanto, a raccontare qualcosa della propria giornata. Li può stimolare a condividere a loro volta esperienze, pensieri ed emozioni
- favorire il contatto con i pari per i bambini, fin da quando sono piccoli, naturalmente offre ottime possibilità di confronto e di apprendimento, come avviene al Nido e poi alla Scuola dell’Infanzia. Apre le porte alla conoscenza dell’altro, alla convivenza ed alla condivisione di spazi ed esperienze formative per le loro competenze sociali
- cogliere ogni occasione per arricchire il loro vocabolario emotivo, riconoscendo, nominando e descrivendo le diverse emozioni e sensazioni che si provano. Esistono anche quelle meno nominate (nostalgia, preoccupazione, gratitudine, …) o le varie sfumature delle emozioni e stati d’animo più conosciuti
- proporre giochi di ruolo in cui ognuno veste i panni dell’altro: mamma/bambino o papà/bambino. Oppure in cui si rappresentano ruoli diversi: maestra, amico, la nonna, il compagno di scuola, ecc. in modo da immedesimarsi nell’altro, mettendosi per un po’ nei suoi panni.
Cari genitori
Cari genitori, come si può ben comprendere, questo è un tema molto vasto, (collegato ai precedenti articoli) che in un blog può venire solo accennato. Riguarda la crescita armoniosa ed equilibrata dei vostri figli, il loro benessere e il desiderio che realizzino la propria vita in modo felice.
– Voi genitori potete sentire il bisogno di essere accompagnati in un vostro percorso di valutazione e rielaborazione pedagogica di: obiettivi, scelte, stile educativo e relazionale. La vostra disponibilità a voler comprendere i punti di forza che avete, ma anche le difficoltà che provate, i dubbi, le possibili contraddizioni, è fondamentale e preziosa.
– Forse anche i vostri figli, preadolescenti e adolescenti, possono provare il desiderio di confrontarsi con qualcuno di esterno alla famiglia. Se vivono un periodo di confusione riguardo il loro presente o futuro, possono cercare uno spazio di ascolto e di rielaborazione dei propri pensieri e vissuti. Il colloquio pedagogico, di tipo formativo e non terapeutico, può essere di supporto alla crescita della persona e di potenziamento delle risorse personali. Può aiutarli a conoscersi meglio e ad attivarsi con consapevolezza per il proprio benessere.
Per eventuali richieste di incontri, in studio o in videochiamata, potete contattarmi attraverso il modulo “contatti”:
http://www.educazionequotidiana.it/contatti/
Link a precedenti articoli
https://www.educazionequotidiana.it/leducazione-non-ha-eta/il-metodo-feuerstein/
https://www.educazionequotidiana.it/quante-emozioni/educare-a-ricercare-alternative-positive/
01 giugno 2021
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