BAMBINI E “FASE DUE”: COME IN UN GIOCO EDUCATIVO…
Siamo ufficialmente entrati nella “Fase due” dell’emergenza sanitaria da Coronavirus. Dopo quasi due mesi di reclusione, si apre la possibilità di tornare gradualmente ad uscire.
Ma sappiamo bene, come ci stanno dicendo, che non è un “Liberi tutti!”. È una prova di convivenza con il virus, per tarare bene le ritrovate, anche se parziali, libertà. Per iniziare a riprendere una parvenza di normalità e mettere alla prova la nostra capacità di adattamento e di riorganizzazione quotidiana.
Come spiegare ai bambini questa nuova fase?
Trovo doveroso sottolineare che, dopo tutto questo tempo, la maggior parte dei bambini ha dimostrato di avere (come sempre) molte risorse. Molte più risorse di quanto ci si aspettasse da loro e molta più capacità di adattamento rispetto a tanti adulti. Questo va riconosciuto. Ma è anche vero che parecchi di loro cominciano ad essere abbastanza nervosi dopo questo stop forzato. Sentono il sacrosanto bisogno di uscire e sfogarsi.
Ora, di fronte ad una nuova fase della serie “Come Dobbiamo Comportarci Tutti”, ai bambini va spiegato bene (se sono piccoli, con parole semplici e in modo ludico) cosa si potrà fare e cosa no. In modo chiaro, incoraggiante, ma senza cadere nella tentazione di illuderli che tutto tornerà presto come prima di questa emergenza. Vanno usati toni e discorsi il più possibile positivi, ma facendo appello al senso di realtà. La realtà che, per ora, è complicata.
“Pronti, partenza, via!”… ?… No, no, no! Meglio: “Pronti, partenza, e… incamminiamoci con calma!”…
La tentazione di uscire tutti sparati da casa, per andare nei parchi, nelle piazze, per le strade è tanta. I bambini, magari, pensano già di poter giocare con i loro amichetti, vicini vicini… Non è così, non ancora e chissà quando sarà possibile tornare a potersi abbracciare per strada. Meglio preparare i figli a dover aspettare ancora un po’ per questo. Ma, intanto, possiamo, noi e loro, apprezzare di poter uscire di nuovo con un pochino di libertà in più rispetto alle scorse settimane. Possiamo riscoprire il piacere di stare finalmente all’aperto e correre nel parco, di tornare al parco giochi (dove questo è già possibile). Di passeggiare con calma, anche allontanandoci un po’ da casa…
Quante precauzioni per il bene di tutti…
I bimbi impareranno ad uscire con tanta attenzione, con la mascherina (in base alla loro età) e con la stretta supervisione degli adulti, soprattutto per i più piccoli. I bambini, con l’esempio degli adulti, apprendono bene e in fretta. Anzi, spesso sono più attenti dei genitori e li controllano per vedere se stanno loro alle regole o no.
Sanno già che è importante lavarsi bene bene le mani e che nei luoghi pubblici trovano il gel disinfettante. Conoscono tutte le altre precauzioni che hanno imparato in queste settimane.
Forse la regola più difficile da rispettare, come per tutti, è quella del distanziamento fisico. Far capire ad un bambino piccolo che, se vede un suo amichetto, non può correre ad abbracciarlo o che non può stare troppo vicino agli altri bambini per giocare è abbastanza difficile. Lo potrà forse capire in parte e in teoria ma poi, sul momento, facilmente se lo scorderà, preso dall’emozione di un incontro o dal piacere del gioco.
Non capita anche a noi? Se incontriamo qualcuno che siamo abituati a salutare con i classici due bacini sulle guance (o all’aria) o con un abbraccio, come primo impulso, proviamo la tentazione di ripetere queste azioni. Ma ci controlliamo e ci ricordiamo/diciamo che “Dobbiamo stare a distanza”, “Che peccato, non possiamo baciarci…”, ecc. Noi però siamo adulti. Per i bambini è tutta un’altra storia.
Un gioco educativo “facciamo finta di”: training divertente per nuove abitudini…
Sappiamo bene che, con i bambini, soprattutto se piccoli, molti apprendimenti passano attraverso il gioco e l’imitazione. (Vedi link in fondo alla pagina)
Sappiamo inoltre, anche dalle neuroscienze, che il pensiero rivolto ad un’azione ci prepara a realizzarla. Il nostro cervello in qualche modo considera le esperienze vissute realmente e quelle vividamente immaginate, più o meno in modo simile. Anche di quelle solo immaginate può trattenere il ricordo a lungo. Più ricche di particolari sono le immagini di quell’esperienza virtuale, più la sensazione di averla davvero vissuta è realistica.
Ecco che, proporre ai bambini sotto forma di gioco il “facciamo finta di…”, può aiutare. Ad esempio, si può spiegare bene loro come comportarsi fuori di casa se incontrano altri bambini. Fare prove realistiche, con movimenti e parole, li aiuterà a “sperimentare” nella finzione dei comportamenti che poi potranno attuare nella realtà. (Per comodità uso il maschile, ma, ovviamente, mi riferisco sia ai maschi che alle femmine)
Potete giocare ad immaginare di essere ad esempio al parco e che vostro figlio incontri un altro bambino. Come in un piccolo gioco di ruolo, rappresentate insieme la possibile scenetta, facendo finta che voi siete l’altro. Con i più piccoli potete usare anche bambolotti o peluche per rappresentare altri bambini e “animarli” con le vostre azioni e la voce. Incoraggiate vostro figlio a salutarvi e poi parlarvi dalla distanza di almeno un metro (o in base alle norme indicate). Si può concretamente definire e interiorizzare l’idea di questa distanza usando dei riferimenti: una sedia, il tavolo un cesto. Basta anche del nastro adesivo colorato da applicare sul pavimento per fare le prove e divertirsi a non oltrepassare la distanza stabilita.
“Facciamo finta che io sia il tuo amichetto, cosa mi diresti?” Poi: “Cosa faresti?” e ancora “Se lui si avvicina e ti vuole abbracciare? “O ti vuole prendere il giocattolo?”… Così via con le prove, ascoltando quello che il vostro bambino vi risponde, suggerendo eventuali soluzioni, ecc. Potete pensare insieme a lui alcuni giochi che saranno possibili anche rimanendo distanti. Ad esempio nominate la palla, il nascondino, i birilli, le altalene, lo scivolo, ecc. Quando si troverà in situazione, così, avrà già un’idea di cosa poter condividere con gli altri bambini.
Il tutto va proposto in modo divertente, ma anche come qualcosa di importante. È un gioco, sì, ma va chiarito bene l’obiettivo, senza spaventarlo e parlando in modo positivo. Dirgli che serve per essere tutti attenti a stare bene, a rimanere sani. Si può essere amici anche ad un metro di distanza!
Stiamo tutti attenti e attendiamo fiduciosi…
Va spiegato bene che, per un po’ di tempo – non si sa quanto – dovremo comportarci tutti così, con tanta attenzione. Se riusciremo a rispettare queste regole, appena possibile potremo riprendere finalmente a stare vicino ai nostri amici con tranquillità e gioia.
Probabilmente i vostri figli vi stupiranno perché potrebbero proporvi varianti a raffica (anche se spesso bizzarre) della vostra idea, immaginando anche scenari diversi.
Ma, soprattutto, se ben coinvolti e resi protagonisti delle loro piccole scelte, è possibile che riescano a sorprendervi. Potranno mantenere bene a mente le vostre indicazioni ed il gioco vissuto e comportarsi con un’attenzione ed un autocontrollo inattesi e benauguranti.
06 maggio 2020
Link ad articoli precedenti:
http://www.educazionequotidiana.it/pedagogia-in-pillole/giochiamo-a-immaginare/
http://www.educazionequotidiana.it/leducazione-non-ha-eta/nuove-abitudini-nuove-domande/
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