UN BAMBINO, UN GIARDINO E IL GATTO DEL VICINO

UN BAMBINO, UN GIARDINO E IL GATTO DEL VICINO

Ecco la terza Breve Storia per la Buona Notte.

Vi metto i link: all’introduzione a questi racconti ed alle due storie precedenti.

http://www.educazionequotidiana.it/quante-emozioni/brevi-storie-per-la-buona-notte/

http://www.educazionequotidiana.it/quante-emozioni/la-bambina-che-voleva-viaggiare/

http://www.educazionequotidiana.it/quante-emozioni/lo-chalet-di-montagna/

Un bambino, un giardino e il gatto del vicino

Questa storia racconta un’avventura di Mattia, un bambino che stava tanto in casa a fantasticare. Nonostante avesse un bellissimo giardino, non ci andava quasi mai, se non quando i suoi genitori insistevano perchè “prendesse un po’ d’aria”.

Il giardino…

Il loro giardino piaceva a tutti e, infatti: “Che magnifico giardino!” Aveva esclamato l’amica della mamma quando era venuta a trovarli per la prima volta. “Che belle piante! Sono tante, eppure c’è molto spazio libero. Quei fiori nelle ciotole poi… Avete anche un bel tavolo grande con le sedie e una bella tettoia per fare ombra. Un paradiso!”

Però, Mattia…

Sì, un paradiso… una noia mortale, semmai!”, pensava Mattia mentre ascoltava quelle parole e provava a guardare meglio il suo giardino. Lui lo trovava così… noioso, così … prevedibile. Tutto ordinato, con l’erba tagliata bassa bassa, i vasi di fiori che erano intoccabili, le aiuole colorate inavvicinabili. I pochi alberelli erano così magrolini che non potevi certo arrampicartici su. Né potevi pensare di costruirti una casa su qualcuno di quegli alberi…

Non c’era un rifugio per nascondersi, tipo una grotta o altro… Pensare poi di costruirsi un fortino era impossibile… Non c’era neanche un’amaca, per dire… A dire il vero, il papà gli aveva promesso di metterla, un’amaca. E anche che avrebbero fatto installare degli attrezzi da ginnastica, quelli che si vedono nei parchi. Diceva che si sarebbero allenati insieme. Ma finora non c’era stato il tempo per farlo.

Fantasticava…

Dalla finestra della sua camera, Mattia guardava fuori e immaginava di rifare tutto il giardino a modo suo. Ci vedeva già gli attrezzi con cui si sarebbe allenato insieme al papà: le parallele e gli anelli, per cominciare. Poi vedeva tunnel, scale, una casetta tutta per lui, una grotta misteriosa… Si perdeva nelle sue fantasticherie e pregustava tutti i giochi che avrebbe fatto.

Un giorno vide dalla finestra…

Un pomeriggio Mattia era come al solito alla sua finestra a fantasticare e vide qualcosa di velocissimo passare dalla siepe all’albero e sparire dietro il tronco. Ma non fece in tempo a capire cosa fosse. “Speriamo non sia un topo!”, pensò. “Io odio i topi!”

Guardò meglio, fissando il tronco dell’albero. Quella “cosa” si spostò, di nuovo velocissima, per dirigersi come un razzo verso il cespuglio di rose nell’angolo del giardino. Di nuovo, Mattia non riuscì a vederla bene, anche se gli sembrò che fosse di colore grigio.

Ma cosa può essere?…

Ma cosa può essere se non un topo?”, si chiedeva sempre più incuriosito. Avrebbe voluto uscire in giardino per verificare da vicino cosa o chi fosse quella specie di Speedy Gonzales che sfrecciava impunito sotto le piante di sua madre. Ma temeva che, qualunque cosa fosse, uscisse allo scoperto proprio mentre lui si spostava verso il giardino e di perdersi il momento. Decise perciò di rimanere di guardia alla sua finestra. Rimase lì immobile come un babbeo, fissando per un po’ il cespuglio di rose quasi senza battere le ciglia.

Finalmente quella strana cosa-saetta, sbucò dal cespuglio e, veloce come un fulmine, si diresse verso il giardino che confinava con il loro. Mattia, però, non aveva ancora capito che cosa fosse, ed era sempre più convinto di aver visto un topo e anche bello grosso. Con un brivido si spostò dalla finestra e decise di andare in giardino per verificare di persona. Sperava e, allo stesso tempo, temeva di scoprire la verità, ma era troppo curioso.

Il giardino del vicino…

Si avvicinò alla rete che divideva il suo giardino da quello del vicino e guardò di là. Quello che vide lo fece quasi scoppiare a ridere.

Fermo, immobile sul tavolo di pietra che c’era sul prato, si ergeva, impassibile e regale, un gatto. Un bel gatto grigio che lo guardava con i suoi occhi verdi e penetranti. Lo fissava proprio.

Il gatto…

Mattia lo guardò a sua volta intensamente e sembrava che il tempo si fosse fermato. Nessuno dei due abbassava gli occhi. “Chi sei? Sei il gatto del vicino? Non ti avevo mai visto!”, chiedeva Mattia a quella creatura silenziosa e inquietante.

Finché il gatto, sempre continuando a fissare Mattia, scese dal tavolo e, piano piano, si avvicinò di nuovo al suo giardino. Oltrepassò la rete che li divideva e fu davanti al bambino. Fece qualche giro intorno a Mattia, strusciandosi sulle sue gambe e facendo addirittura le fusa.

Mattia era molto sorpreso, ma gli piaceva quel gatto. Lo trovava particolare e… magnetico. “Mi fai le fusa… Vuoi fare amicizia?”, gli chiedeva, sperando in qualche tipo di risposta.

Il gatto di colpo si bloccò, guardò ancora fisso negli occhi Mattia e, con un “Mmmmao” bello sonoro, si avviò lentamente verso il lato opposto del giardino. Mattia rimase fermo dov’era, senza sapere cosa fare. Il gatto si bloccò, guardò Mattia in un modo strano. Sembrava che volesse comunicargli qualcosa. Con un altro “Mmmmao” riprese a muoversi con la sua grazia felina e il passo sicuro, dirigendosi verso il cespuglio di rose dove si era nascosto poco prima.

Mattia iniziò a seguirlo incerto e ogni pochi passi, si fermava. Ma il gatto, girandosi ancora a guardarlo sembrava proprio invitarlo a seguirlo e lui non poteva fare a meno di andargli dietro. Sospirando, Mattia raggiunse il gatto dietro al grande cespuglio di rose e lo vide infilarsi in un’apertura del muro, nascosta tra le piante rampicanti che salivano sul muro di cinta. Anzi, vide la coda del gatto che vi stava sparendo dentro. Ecco dove andava a nascondersi il gatto quando lui l’aveva notato!

Dietro il cespuglio di rose…

Non l’aveva mai vista. Non immaginava nemmeno che ci fosse un’apertura così nel muro. Anzi, era sicuro che non ci fosse. Aveva esplorato il giardino e il muro di cinta più volte sperando di trovare la grotta che desiderava tanto. Sembrava apparsa dal nulla.

Sentì ancora quel “Mmmmao” inconfondibile, anzi, ne sentì più di uno. Il gatto lo stava chiamando, ne era certo. Si chinò un pochino per vedere meglio e… sì, c’era proprio un’apertura, abbastanza grande per poterci entrare. Era… pareva… come l’ingresso di una caverna, anche se Mattia non vedeva l’interno che era buio. La sua voglia di avventura si risvegliò di colpo e, senza pensarci due volte, abbassò la testa per non farsi male ed entrò in quell’apertura misteriosa.

Sembrava una piccola grotta…

Sembrava una piccola grotta. Una luce fioca filtrava attraverso le foglie delle piante che coprivano l’ingresso. Era piccola, ma non troppo. Doveva stare chinato o seduto, ma c’era un po’ di spazio intorno a lui e si poteva muovere senza difficoltà. Era la grotta che aveva desiderato! “Ma vedi tu se dovevo scoprirla così!”, pensava Mattia ancora stupito, ma contento. “Eppure non c’era prima! Sono sicuro! L’avrei trovata…”, pensava Mattia, perplesso. “Sembra quasi che si sia materializzata adesso… Che sia stato quel gatto a farla apparire…”. “Naaa! Non è possibile! Mi sarò sbagliato e la grotta c’è sempre stata, solo che io non la vedevo”, ragionava. Finché si convinse di questo.

Il gatto era lì e lo aspettava seduto sulle zampe posteriori, immobile, come fosse su un trono. Lo guardava ancora fisso, con quegli occhi verdi e intensi che brillavano nella penombra.

Malandrino di un gatto! Dove mi hai portato?”, lo apostrofò Mattia ridendo. E si avvicinò con cautela per accarezzarlo. Il gatto rimase fermo e si lasciò accarezzare. Abbassò il musetto, poi lo alzò per farsi coccolare meglio e riprese a fare le fusa, ma senza spostarsi da dove era. Di colpo si bloccò, guardò ancora fisso negli occhi Mattia, poi abbassò lo sguardo e… si spostò.

Cosa vide Mattia?

Solo allora Mattia si accorse che il gatto era rimasto seduto sopra un punto del terreno che pareva un rettangolino. Aveva la misura di una mattonella e sembrava una piccola botola. “Ma cos’è?”, si chiese il bambino. Il gatto abbassò il muso fino a sfiorare la botola o quello che era. Annusava, alzava gli occhi a guardare il bambino e tornava ad annusare. Sembrava che gli stesse comunicando qualcosa, che lo esortasse a guardare meglio. “Cosa fai? Cosa stai annusando?”

Finalmente Mattia si chinò ad osservare meglio, anche se non si vedeva benissimo. Tastando bene con le dita, sentì che i contorni di quel rettangolo erano ben definiti. Allora lo spolverò bene con il palmo della mano e vide che era di metallo. Sempre più incuriosito, sotto lo sguardo attento del gatto, percorse nuovamente con le dita il contorno del rettangolo finché sentì una rientranza. Provò a tirare e… quel rettangolo si aprì, proprio come una piccola botola. “Cosa ci sarà qui dentro?”

Mmmmaoooo, mmmmaoooo”, il gatto gli girava intorno miagolando e annusando. Sembrava eccitato da quella scoperta. Mattia, con un po’ di timore, guardò dentro la botola insieme al gatto ed entrambi videro qualcosa. Era una scatola di latta. Il bambino la prese, tolse la polvere soffiandoci sopra e… la aprì. Il gatto si era messo a girare in tondo sempre più velocemente. Pareva ancora più curioso del suo amico.

Mattia si avvicinò all’uscita per vedere meglio ed estrasse dalla scatola un altro contenitore di latta, a forma di cilindro. Questo era più difficile da aprire, era chiuso molto bene ma, con un po’ di insistenza, cedette e si aprì. Mattia vide che conteneva un foglio arrotolato. Era un vecchio foglio sgualcito dal tempo. Lo srotolò e vide che era… sì, sembrava proprio… UNA MAPPA DEL TESORO!

La mappa del tesoro…

Guarda! Guarda cos’abbiamo trovato!”, disse Mattia guardando felice il gatto. Questi lo ricambiò con uno sguardo pungente ed un ringhio quasi minaccioso. “OK! OK! L’hai trovata tu!”, ammise il bambino “Ma l’ho tirata fuori io! Facciamo che abbiamo metà merito ciascuno!”, propose, tutto soddisfatto. Il gatto sembrò ritrovare la sua calma, addolcì lo sguardo e approvò con un “Mmmmaoo” dei suoi.

Mattia aprì bene la mappa e la guardò meglio. Era una vecchia mappa un po’ scurita dal tempo, con disegni e segni incomprensibili. Ma al centro, quello si capiva bene, c’era l’immagine di un piccolo forziere chiuso: IL TESORO!!! Mattia guardava la mappa come incantato.

Era ora di tornare a casa…

Improvvisamente Mattia sentì che la mamma lo stava chiamando e, dal tono della voce, sembrava fosse anche arrabbiata. Si rese conto che era tardi e che aveva perso il senso del tempo. Si affrettò a riavvolgere la mappa ed a rimetterla nel cilindro di latta, che poi mise in tasca.

Devo tornare a casa, mi dispiace. Ci vediamo domani. Ti aspetto nel mio giardino”, disse al gatto. Si rese conto dell’assurdità di quell’appuntamento, ma sentiva di contarci già. Il gatto lo guardò fisso e, con un lungo “Mmmmaaooo” se ne andò, uscendo veloce come il vento e sparendo alla sua vista.

Dopo cena…

Dopo cena, Mattia, con una scusa e con la mappa in tasca, tornò in giardino, ora illuminato da piccoli lampioni notturni e andò dietro al cespuglio di rose. Voleva rivedere l’ingresso della grotta da solo. Guardò bene, cercò il punto esatto ma non vide nulla. Tastò il muro con le mani ma… niente. Solo muro. LA GROTTA ERA SPARITA!

Domani, con il mio amico gatto, la ritroverò. Sono sicuro!”, si disse Mattia per rincuorarsi. Estrasse la mappa dalla tasca e la riaprì. “Riuscirò anche a decifrare questa mappa!”, decise e ci credeva davvero! Sentiva che stava per iniziare una bellissima avventura!

BUONA NOTTE! VI ASPETTO ALLA PROSSIMA STORIA…

07 giugno 2020