L’ALBERO CHE VORRESTI
Ecco la quarta storia…
L’ALBERO CHE VORRESTI
Hai mai pensato bene bene agli alberi? Come dovrebbe essere, per te, l’albero più bello? Se potessi inventartene uno, come sarebbe?
Domande strane – starai pensando – e, in effetti… forse lo sono. Ma non per Vera.
Vera…
Vera è una bambina che ama così tanto gli alberi, che, se potesse, ci vivrebbe sopra, in una casetta costruita apposta per lei sui rami. Se la immagina tutta di legno, con dentro le poche cose che servono e con ampie finestre per fare entrare tanta aria e luce. Un bel sogno.
Ecco la sua avventura…
Il parco…
Nella casa di Vera non c’era un giardino e lei, appena poteva, andava al parco più vicino, quello del suo quartiere. Era un bellissimo parco con tanti alberi, sentieri per camminare o andare in bici. C’erano strutture di legno per i giochi dei bambini, panchine e fontanelle.
Un albero, in particolare, aveva sempre affascinato Vera. Grande, alto e maestoso e doveva essere lì da tanto tempo. Stava, bello imponente, lontano dai giochi o da altre piante, verso il margine del parco. Il tronco era molto ampio e forte ed i rami più bassi erano robusti e si allungavano tutto intorno. La chioma era spettacolare, grande, folta, di un verde stupendo, anzi, di mille sfumature di verde. La sua ombra, d’estate, era un riparo sicuro.
Tra tutti gli alberi di quel parco, era quello preferito da Vera.
L’albero di Vera…
Ecco, per Vera quello, ma proprio quello era l’albero perfetto! Quello che avrebbe scelto come il suo preferito, non solo nel parco, ma proprio tra tutti gli alberi esistenti. L’albero sui cui rami aveva immaginato la propria casetta di legno.
Spesso, quando andava al parco con la mamma o le sue amiche, Vera amava sedersi per un po’ sotto al suo albero. Si metteva con la schiena appoggiata al tronco e si godeva il profumo delle foglie, la sensazione di sicurezza che provava. Lì pensava, immaginava, fantasticava…
La fantasia…
Sì. Era una bambina con moltissima fantasia, ma così tanta che, spesso, si lasciava trasportare dai suoi pensieri. Qualche volta, si confondeva e, quasi quasi, le pareva di aver davvero vissuto quello che aveva immaginato.
Gli adulti, famigliari e insegnanti, a volte la riprendevano per questo “Vera, Vera… Dove sei con la testa? Attenta, che qualche volta ti distrai un po’ troppo…”, le dicevano. Ma lei, anche se cercava di essere attenta come volevano, non poteva fare a meno di fantasticare…
In effetti, sapeva anche lei che forse esagerava un pochino con tutta quella immaginazione, ma cosa poteva farci?
Le amiche…
Un pomeriggio, Vera si trovava al parco e ci era andata con la mamma, che si guardava intorno per vedere se c’era una sua amica. C’era e le due donne decisero di camminare un po’ insieme e poi sedersi su una panchina. Anche Vera incontrò delle sue amiche e, come sempre, si spostarono vicino agli attrezzi di legno ed iniziarono a parlare.
Quel giorno decisero di giocare a nascondino. La bambina a cui toccava la conta si mise davanti ad un albero. Appoggiò al tronco un braccio all’altezza degli occhi e vi nascose la fronte. Iniziò a contare a voce alta: “Uno, due, tre, quattro, cinque…”
Il nascondino…
Già al sentire “uno” le bambine schizzarono via ridendo e sparpagliandosi come foglie soffiate dal vento, cercando nascondigli sicuri. Vera, senza nemmeno pensarci, corse verso il suo albero, per nascondersi dietro quel grande tronco. Ci girò intorno e si fermò nel punto meno visibile dal resto del parco.
Sorrideva tra sé e sé, perché si sentiva sicura di non essere scoperta. O, almeno, non subito.Le arrivava la voce della bambina che contava “… sedici, diciassette,…”. Mancava ancora un po’ al “trenta”, il numero finale della conta.
Si appoggiò al tronco con le mani, le piaceva toccarne la corteccia ruvida. Poi allargò le braccia e abbracciò l’albero o quasi, perché era talmente grande quel tronco che non poteva certo circondarlo tutto. Le sue mani trovarono due spazi, che sembravano proprio coincidere con le impronte delle sue dita. Le pareva quasi che le dita affondassero leggermente nel legno. Aveva la guancia appoggiata alla corteccia e, all’improvviso, sentì qualcosa che si muoveva…
La sorpresa…
Vera sentì il legno muoversi sotto le sue braccia e la sua guancia e provò un brivido di paura. “Cosa sta succedendo?”, si chiese “L’albero si sta muovendo… Il tronco si sta girando…”. Non fece nemmeno in tempo a finire il pensiero che… si trovò dentro al tronco, come se fosse passata attraverso una porta girevole. Quella “porta”, infatti, continuò a girare fino a richiudersi, ma Vera era rimasta dentro…
Dentro all’albero…
Stava per mettersi ad urlare, quando si rese conto che ERA UN POSTO BELLISSIMO! Un ambiente rotondo, con le pareti chiare, pieno di luce e con un buonissimo profumo di pulito e di fresco. Sembrava di essere in una casa. Era proprio UNA CASA! Una casa grande! Molto più grande di quanto potrebbe essere l’interno di un tronco. Vera era talmente sbalordita che si dimenticò che voleva urlare e anche di avere paura. Non aveva paura, anzi, era stupita e molto curiosa. “Ma dove sono? Che posto bellissimo è questo?”, chiese ad alta voce, anche se solo a se stessa.
Si guardò intorno e vide cuscini, tappeti e poltrone. C’erano ceste con tanti giocattoli, peluche, bambole, macchinine, costruzioni… Che voglia aveva di mettersi a giocare! Ma era più forte la curiosità di esplorare e si spostò per vedere cos’altro ci fosse. Vide scaffali pieni di libri. C’era perfino una cucina con un enorme tavolo.
La scala…
Poi Vera vide una scala che saliva: larga, di legno lucido e tutta illuminata. Salì e si trovò al “piano di sopra”. Sì, sembrava proprio una casa su più piani, così luminosa… Ma da dove viene tutta questa luce? Non vedo finestre…”, si disse la bambina. “Per forza non ci sono finestre! Sono dentro all’albero!”, ragionò “Ma… e allora?…”.
La sua domanda rimase senza risposta, ma Vera era ormai decisa a scoprire tutto quello che poteva. Iniziò a gironzolare e trovò camere con letti, armadi, comodini e comò.Erano tutte diverse tra loro, una azzurra, una rosa, una lilla e una blu. Bellissime! Veniva voglia di tuffarsi su quei letti morbidi e farsi un bel pisolino…
Scoprì anche i bagni, puliti scintillanti, color panna e verde chiarissimo. “Che casa meravigliosa! Mi piacerebbe tantissimo vivere in una casa come questa!”, disse Vera guardandosi intorno. “E sopra, cosa ci sarà?”, si chiese vedendo un’altra scala.
Altre stanze…
Naturalmente salì e capì che tutta quella luce veniva dall’alto, come ci fosse una grande finestra in cima all’albero che illuminava tutto.
Si trovò in una grande stanza, rotonda anche quella. Sembrava la pista di un circo. C’erano diversi attrezzi per fare ginnastica, corde, pesi, tappetini, panche, cerchi per hula hoop, un’amaca e tanti cuscini. Insomma, un posto bellissimo per muoversi o per rilassarsi.
Nella stanza accanto vide un’altalena e un trenino con un ampio spazio per le rotaie e la stazione, che pareva vero. C’era una stupenda casetta per le bambole, tutta arredata e abbastanza grande per giocarci stando anche in piedi. Vide poi una cucinetta piena di pentoline e piatti, da farti venir voglia di cucinare ed un banchetto da falegname, con tutti gli attrezzi-giocattolo. Una vera sala giochi!
Quante sorprese…
Quante cose inaspettate aveva visto Vera! Tutte quelle sorprese le avevano fatto perdere il senso del tempo. Scrollò la testa, come per risvegliarsi… ma era stato un sogno? No! Le pareva proprio di essere sveglia. Eppure tutto quello che aveva visto era incredibile, quasi una magia.
Si ricordò delle sue amiche e del nascondino e si rese conto che là fuori forse la stavano cercando da ore… Ridiscese di corsa le scale guardando di sfuggita tutto quello che aveva visto prima. Tornò verso l’uscita o quella che immaginava dovesse essere l’uscita. Ma come poteva fare per aprire quella “porta girevole”? Senza pensarci troppo si appoggiò alla parete, nello stesso modo in cui si era appoggiata al tronco da fuori e… la porta si aprì.
La porta girevole…
La porta si aprì girando su se stessa e Vera si ritrovò di nuovo fuori. Si sentiva un po’ intorpidita, come dopo un lungo sonno, ma anche eccitata e pronta a rimettersi a correre. Era abbracciata al tronco del suo albero. “Mio ora più che mai!”, pensò la bambina, provando una sensazione di affetto per quell’albero magnifico e di gioia per quello che aveva vissuto.
Sentiva anche che non ne avrebbe parlato con nessuno, per non passare per matta. Chi mai le avrebbe creduto? Sarebbe rimasto un segreto. IL SUO SEGRETO!
Le amiche…
Sentì le voci delle sue amiche che la chiamavano e dicevano: “Dai, Vera, hai vinto! Smettila di nasconderti! Dove ti sei rintanata?”. E un po’ ridevano, un po’ sembravano sul punto di scocciarsi. “Saranno venti minuti che ti cerchiamo, ma dove sei finita?”.
“Solo venti minuti?”, pensò Vera. “Mi è sembrato di rimanere nella casa-albero molto di più…”. “Eccomi! Sono qui!”, urlò alle amiche, mentre sbucava fuori da dietro il tronco e sorrideva tutta contenta andando loro incontro.
Stava già pensando e fantasticando. Immaginava se e quando avrebbe potuto rivivere quella bellissima avventura. Si chiedeva se e quando sarebbe potuta tornare dentro al suo albero – il suo adorato, magnifico albero – e nella sua stupenda casa. Ma era sicura di sì e che sarebbe accaduto presto.
Link all’introduzione ed alle tre storie precedenti:
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“LA BAMBINA CHE VOLEVA VIAGGIARE”
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28 giugno 2020
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