AIUTARE I BAMBINI A CONTROLLARE LA RABBIA
Proseguiamo la nostra riflessione a seguito dell’articolo precedente: “Dar voce alle emozioni dei bambini” e riprendiamo il discorso sulla rabbia.
Per affrontarla è necessario parlarne con i bambini quando sono calmi e possono, quindi, ascoltarvi. È improbabile, per non dire inutile, cercare di farsi ascoltare quando sono nel pieno di una scenata.
Se ci sono stati episodi in cui vostro figlio ha espresso la sua rabbia in modo aggressivo, incontenibile, con urla, calci e quant’altro, la cosa più importante è, appena possibile, quando è tranquillo, parlare con lui di quello che è successo per guidarlo a comprendere i suoi sentimenti con il dialogo, aiutandolo a riflettere su quello che è accaduto. Questo può incoraggiarlo, man mano, a riuscire a dire cosa prova e, se lo sa, dirne anche il motivo, evitando il più possibile di agire in modo aggressivo o impulsivo.
È importante ascoltarlo, nel senso di fargli capire che vi interessano i suoi sentimenti e che li accettate, ma che non siete d’accordo con una loro espressione violenta. Se è stato un vostro comportamento a causargli rabbia (ad esempio perché non lo avete ascoltato o perché avete preteso troppo da lui), è bene riconoscerlo e rimediare.
La cosa fondamentale sarà, come sapete, che lui si senta sempre amato, anche quando si comporta male, che gli diciate che lui è il vostro bambino, che gli volete bene sempre, ma non siete d’accordo su quel comportamento, che non è lui sbagliato, ma, appunto, quel dato comportamento…
Spiegategli che, quando si sente arrabbiato, se proverà a dirvi che cosa vuole, senza piagnucolare, e senza fare subito scenate e perdere il controllo, per voi sarà più facile comprendere le sue ragioni e, se possibile, aiutarlo.
Tenete conto dell’esempio che gli date: voi genitori siete dei modelli di comportamento per i vostri figli. Se siete arrabbiati è meglio dirlo, senza aspettare troppo a lungo, rischiando poi di “esplodere”. Potete prendere tempo, dirgli che, per il momento, è meglio se vi calmate tutti e due e che ne riparlerete più tardi… È importante essere chiari, così da fargli capire cosa provate, dandogli l’esempio concreto di quell’autocontrollo che desiderate anche lui acquisisca, senza perdere la calma e senza urlare anche voi o passare a vostra volta all’azione, presi da un impulso che sfocerebbe in uno scapaccione o, peggio ancora, una sberla.
Se aiutate il bambino facendolo sentire ascoltato e compreso e, con le vostre parole, riuscite a condurlo a capire meglio ciò che prova, potete anche fargli comprendere che non può sfogare la sua rabbia facendo del male a qualcuno o danneggiando oggetti!
Qualche suggerimento creativo
– Se vi sintonizzate con il suo bisogno di sfogarsi fisicamente, potete dirgli che avrà la possibilità di farlo dando qualche pugno al letto o ai cuscini (potreste anche procurarvi un “punching bag”, il sacco da pugile che esiste anche in versione da bambini), incanalando così la sua rabbia senza danno per nessuno e, nello stesso tempo, liberando un po’ della sua energia in modo da sentirsi meglio.
– Le faccette disegnate, che illustrano le diverse emozioni, saranno utili per aiutarlo a riconoscerle ed a scegliere quella/e più vicina/e a lui. Potete inventare un modo giocoso per utilizzarle, ad esempio con piccoli racconti in cui i personaggi provano emozioni diverse e il bambino, man mano, pesca la faccetta corrispondente… in modo da fargli prendere confidenza con una rappresentazione grafica dei sentimenti e permettergli di associarli, man mano, ai propri.
– Se vostro figlio è già capace di disegnare, può farlo per esprimere con i colori ciò che prova. Usate l’immaginario, ad esempio: “quale è per te il colore della rabbia?” “vuoi colorare questo foglio con il tuo colore della rabbia?” “… ora tutta la rabbia è sul foglio!” Poi potete proporgli “e quale è per te il colore della calma?” “vuoi colorare quest’altro foglio con il tuo colore della calma?” “… quando vuoi calmarti puoi provare a pensare al tuo colore della calma e sentirti anche tu di quel colore…”
– Una proposta che in genere piace molto ai bambini, attivando sempre il loro immaginario, è quella di giocare con il pongo o la pasta morbida e rappresentare ad esempio, come un attore, “il pasticcere arrabbiato che impasta i suoi dolci” o “il panettiere arrabbiato che prepara il pane”, agendo nella finzione sul materiale adatto ad assorbire, senza danni, anche “attacchi aggressivi”…
– Oppure, se giocate insieme a lui con i burattini o sagome di cartoncino ed inscenate ad esempio “due amici che litigano”, potreste dare il via a piccoli “giochi di ruolo” in cui ciascuno recita una parte, magari alternandosi nei ruoli, in modo da aiutare vostro figlio a distanziare un po’ da sé quel sentimento aggressivo, trasferendolo con la fantasia sui personaggi, e riuscendo così a gestirlo meglio.
Sono sicura che altre idee vi verranno in mente e che saprete adattarle al meglio alla vostra situazione e, con un po’ di fantasia, costanza e di fiduciosa pazienza, riuscirete a far capire a vostro figlio, nel modo migliore, come affrontare quei momenti in cui si sente tanto arrabbiato, perché non sarà lasciato da solo a gestire la sua frustrazione, ma sentirà che gli siete vicini e che, pur comprendendo i suoi stati d’animo, saprete contenerlo e proteggerlo anche dai suoi stessi improvvisi ed esplosivi comportamenti.
3 luglio 2018
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