CONTATTI DI PELLE E VISSUTI EMOTIVI: IL SENSO DEL TATTO

CONTATTI DI PELLE E VISSUTI EMOTIVI: IL SENSO DEL TATTO

Sappiamo tutti che la pelle è l’organo più grande del nostro corpo, con l’estensione maggiore, la preziosa sensibilità di reagire ed adattarsi alle diverse temperature, condizioni di luce, di umidità esterna e interna, a contatti più o meno lievi e più o meno forti, con il compito di proteggerci dalle infezioni, salvaguardarci dal dolore quando ci informa del pericolo permettendoci così di ritrarci velocemente, in modo istintivo, dalla sua causa, come punture, scottature, traumi, ecc.

Sappiamo anche, altrettanto bene, che la nostra pelle ci può donare sensazioni di grande piacere se accarezzata, sfiorata, baciata…

Esperienze tattili…

Come nei due precedenti articoli sui nostri sensi – l’olfatto e il gusto – anche in questo vorrei proporre qualche suggestione che possa invitarvi a giocare con i vostri figli per stimolare il loro senso del tatto e renderli più consapevoli delle loro capacità. Ovviamente queste piccole prove mirano a riflettere sul senso del tatto isolato dagli altri sensi, ma tutti sperimentiamo che, normalmente, i sensi si integrano tra loro per darci informazioni complete su ciò con cui veniamo a contatto o che incontriamo.

Potreste far provare loro semplici ma importanti esperienze con piccole prove-gioco che attivino la consapevolezza dei contrasti, ad esempio: tra bagnato-asciutto, caldo-freddo, liscio-ruvido, grande-piccolo, spesso-sottile, ecc. Si può partire mostrando al bambino ogni cosa che gli vorrete far riconoscere e poi farlo giocare ad occhi chiusi, oppure fare direttamente la prova senza guardare, ma affidandosi solo al tatto: dipende dal bambino, dalla sua età e disponibilità a partecipare.

Vi potete preparare ciò che vi occorre utilizzando con fantasia quello che avete in casa: pezzi di stoffa, contenitori con liquidi, oggetti vari, materiali diversi… Proponete al bambino di toccarli e dirvi, ad esempio, qual’ è il pezzo di stoffa (o di carta o di plastica…) asciutto e qual’è quello bagnato, quale stoffa è liscia e quale ruvida (o usando altri materiali: legno, sassi, carta, cartone,…) o, in due tazze, quale contiene acqua calda e quale acqua fredda, ecc.

Per le dimensioni e lo spessore potete fargli toccare gli oggetti ad occhi chiusi, in modo che possa riconoscere solo al tatto qual’è grande e quale  piccolo e qual’è spesso o invece sottile. Qualche esempio: potete usare due fogli di carta di dimensioni diverse (oppure due piatti o due cuscini…); poi due pezzi di cartone di spessore diverso (oppure due libri o due fette di pane…) o qualunque altro oggetto che vi sembri adatto a questo gioco.

Per ognuna delle coppie di contrasti potete poi ampliare l’esperienza aggiungendo una gradualità: bagnato – umido – asciutto; caldo – tiepido -freddo; liscio – meno liscio – ruvido; grande (più grande) – medio (meno grande) – piccolo – più piccolo; spesso – meno spesso – sottile,… che stimoli il bambino a confrontare tra loro oggetti, materiali e le loro caratteristiche con più attenzione e maggiore consapevolezza.          

Per rendere il tutto ancora più “difficile” e intrigante, potete utilizzare un semplice sacco in cui mettere oggetti e piccoli giocattoli che il bambino conosce bene (a seconda dell’età potete fare in modo che vi osservi mentre lo fate oppure no) e poi lo invitate a pescare “alla cieca” un oggetto dal sacco e, senza guardarlo, ma cercando di riconoscerlo solo manipolandolo, dirvi che cos’è… Il mistero dà sempre quel pizzico di allegria in più.

Anche questo gioco diventa occasione per arricchire il lessico, apprendere aggettivi da abbinare di volta in volta, sperimentare e memorizzare con divertimento significati e parole nuove…

Sicuramente vi verranno in mente molte altre possibilità e occasioni per ampliare questo gioco nei modi più creativi e coinvolgenti e sono certa che vi sorprenderete ad osservare ogni cosa intorno a voi in modo nuovo, con un’attenzione più analitica ed aperta a trovare collegamenti inaspettati tra le infinite esperienze quotidiane.

Nel prossimo articolo parleremo del senso dell’UDITO

19 gennaio 2019