IL SENSO DELL’UDITO: SENTIRE E ASCOLTARE…
Proseguiamo con gli articoli sui nostri sensi e parliamo del senso dell’UDITO.
La prima nota curiosa riguarda proprio il termine sentireche vuol dire sia udire che percepire con altri sensi, quelli legati a sensazioni fisiche: sentire un sapore, sentire freddo, sentire un profumo… Ma usiamo il verbo sentire anche per spiegare sensazioni emotive, sentimenti: sentire affetto, odio, amore, sentire la mancanza di qualcuno… o ancora per definire il sentirsi capace o incapace di fare qualcosa, sentirsi bene o male, sentirsi in dovere, in obbligo, in debito verso qualcuno, ecc.
Forse abusiamo un po’, nel linguaggio comune, della parola sentire, ma rende bene l’idea di come stati d’animo, emozioni o pensieri possano coinvolgere il corpo, tanto da influire sulla sua condizione fisica e viceversa, gli stati fisici, di benessere o di malessere, incidono su quelli emotivi e mentali in uno stretto connubio tra corpo e psiche rappresentato anche nei termini che utilizziamo…
Focalizzandoci però sull’udito, proviamo a pensare bene a quante sfumature di suono possiamo percepire, alla magia del suo funzionamento ed all’importanza di questo canale percettivo nella nostra vita.
Mi senti, ma… mi ascolti?
Probabilmente a tutti voi è capitato di parlare con qualcuno, amico, partner, figlio, conoscente e di avere la netta sensazione (… ecco ancora il termine legato ai sensi, al sentire…) che non vi prestasse veramente attenzione, che non vi ascoltasse.
I bambini spesso sono talmente immersi nel loro gioco che pare non prestino attenzione a ciò che accade intorno a loro, a ciò che gli adulti stanno dicendo senza coinvolgerli, ma, essendo dotati nella maggior parte dei casi di una buona capacità di attenzione selettiva, “rizzano le orecchie” se, ad esempio, viene fatto il loro nome o si parla di gelati o altre cose che li possano attrarre. Tuttavia capita frequentemente che non ascoltino qualcuno che parla con loro oppure si distraggano facilmente. Ipotizziamo che ciò che state dicendo a vostro figlio sia importante e quindi voi gli chiedete: “Mi hai sentito?” Immaginiamo che la sua risposta sbrigativa sia “Sì!”… Potreste guardarlo negli occhi e fargli semplicemente questa domanda (magari posta con un po’ di ironia ed un sorriso…): “Sì, mi hai sentito… ma mi hai ascoltato?” La differenza è sostanziale e può diventare un’occasione per spiegargli bene il perché.
In qualche occasione penso che abbiamo tutti la tentazione di porre la stessa domanda anche agli adulti, se ci capita di avere qualche dubbio…
Apprezzare i suoni o subire i rumori…
Se abbiamo la fortuna di avere un udito funzionante possiamo apprezzare tutti i meravigliosi suoni della natura, lo scorrere dell’acqua e lo sciabordio delle onde, il fruscio del vento tra le foglie, i versi degli animali, il canto degli uccelli, la voce dei nostri cari e dei nostri amici o dei cantanti preferiti, la musica di ogni genere che amiamo…
Ma oltre ai suoni gradevoli, le voci care, le musiche soavi, talvolta, se non spesso, ci troviamo a dover subire rumori molesti (del traffico, degli aerei che passano, del vicino maleducato, di chi parla a voce molto alta, l’abbaiare insistente di un cane, la musica troppo forte in alcuni negozi,…) ed a non poter sempre difenderci da essi, se non, in qualche caso, con piccoli accorgimenti come i tappi per le orecchie (da usare con molta cautela) o le cuffie isolanti… Alcune persone, per loro fortuna, hanno la capacità di isolarsi acusticamente, senza bisogno di mezzi meccanici come tappi o cuffie, quando sono concentrate su qualcosa, per altre, invece, questo è molto difficile.
Molti di noi, appena è possibile, cercano una pausa anche da tutti questi rumori, per trovare un po’ di relax in luoghi tranquilli, recuperando la calma interiore grazie alla quiete e al silenzio, che è uno dei grandi lussi del nostro tempo.
Giochiamo con l’orecchio…
Siamo così immersi in un mondo sonoro ed abituati a ciò che sentiamo che non pensiamo mai o quasi alle differenze tra i vari suoni, a distinguerli, a confrontarli, a riconoscerne le sfumature. In realtà lo facciamo, ma in modo automatico, spesso senza la nostra consapevolezza e, anche se sapremmo definire le caratteristiche di un suono che sentiamo, dicendo se è forte o piano, acuto o grave, breve o prolungato, non siamo abituati a farlo, ad educare il nostro orecchio ad un ascolto attento e raffinato.
È un bel gioco da proporre ai bambini quello di “Giocare con l’orecchio” e loro possono divertirsi a scoprire le diverse qualità dei suoni, a poterle distinguere tra loro e, soprattutto, a definirle a parole: una possibilità che solo noi esseri umani abbiamo, anche se siamo dotati di un udito assai meno efficace di quello degli animali.
Ecco qualche suggerimento:
Giocare ad imitare un suono è una prima interessante attività e la potete proporre in vari modi: usando la voce, qualche strumento musicale, alcuni giocattoli sonori, provando con materiali diversi che, percossi, producono vibrazioni sonore differenti (il vetro, il legno, il metallo, la plastica,…).
Prima voi conducete il gioco producendo il suono e vostro figlio prova ad imitarlo, poi vi alternate nei ruoli e sarà il bambino a diventare il “direttore”…
Potete proporre giochi per riconoscere i versi degli animali, producendoli con la voce o cercandoli in rete, dove le possibilità e la varietà non mancano. Meglio ancora se poteste portare i bambini ad uno zoo o a visitare una fattoria didattica. Attribuire il temine giusto ad ogni verso degli animali ascoltati sarà una interessante scoperta per i vostri figli e forse anche per voi…
Saper distinguere le caratteristiche di un suono, vale a dire se è forte o piano, alto o basso, acuto o grave, prima in relazione ad un altro (più forte o più piano, più alto o più basso, più acuto o più grave) e poi in senso assoluto, non è semplice come può sembrare. Se avete uno strumento musicale siete avvantaggiati, altrimenti con la voce si possono modulare tutte queste caratteristiche e far riflettere i bambini sulle differenze e sulle definizioni…
Ciò che ascoltiamo, come suoni, rumori, voci, musica può influenzare le nostre emozioni: possiamo spaventarci per un suono forte o improvviso o calmarci grazie ai suoni della natura; oppure ascoltare una canzone che ci piace e che potrebbe anche risvegliare in noi dei ricordi allegri o commoventi; la colonna sonora di un film è diversa se si tratta di una commedia brillante o un film drammatico o dell’orrore e la musica può anticipare e caratterizzare una scena, ecc. Guardando un film con i vostri figli o un cartone animato potete farli riflettere sull’importanza della musica per caratterizzare la storia. Potreste giocare con i bambini ad ascoltare brani diversi di generi musicali vari, chiedere se li gradiscono o no, attribuire ad essi qualifiche come “divertente”, “serio”, “drammatico”, “romantico”, “gioioso”, ecc. Oppure potreste guardare la stessa immagine con il sottofondo di diverse colonne sonore. Per chi ha un minimo di dimestichezza con i mezzi tecnologici, si possono creare dei mini video, anche con le foto sul telefono, scegliendo, volta per volta, diverse musiche di sottofondo. Altrimenti basta guardare, ad esempio, il traffico di auto e persone fuori dalla finestra o il cane che gioca in giardino e ascoltare tramite qualsiasi supporto di riproduzione musicale brani di diverso tono, più allegro o più triste, più veloce o più lento…. È molto interessante vedere come la percezione emotiva della stessa scena cambia.
È una prospettiva stimolante che può aiutare i bambini a riflettere su come, anche un’esperienza di ascolto, può influenzare i loro stati d’animo e contribuire a conoscersi meglio.
Nel prossimo articolo parleremo della VISTA.
03 marzo 2019
Vi lascio due link a precedenti articoli collegati a questo argomento:
e http://www.educazionequotidiana.it/leducazione-non-ha-eta/come-usiamo-le-parole/
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