NUOVE ABITUDINI, NUOVE DOMANDE…

NUOVE ABITUDINI, NUOVE DOMANDE…

Tutto sembra essersi trasformato per questa emergenza sanitaria: città vuote, ospedali pieni, strade senza traffico. Scuole chiuse, case vissute come rifugi o prigioni, scambi sociali interrotti se non a distanza. Persone che lavorano senza tregua, rischiando la salute e altre che possono stare a casa… Uno scenario che sembra saltare fuori da un testo di teatro dell’assurdo o dalla penna di un autore nichilista…

A tutti noi mancano, forse più di molte altre cose, gli abbracci, il contatto fisico, la vicinanza reale con le persone a cui teniamo. Una condizione nuova, mai sperimentata, che ci procura una nostalgia finora sconosciuta. Ci chiediamo quando potremo riprendere ad abbracciare e baciare familiari ed amici o quando potremo riprendere a viaggiare…

Un’altra condizione che molti di noi vivono per la prima volta in questo frangente è la sensazione di precarietà. Ci viene sia dal timore per i possibili effetti di questo virus e dal sentire ogni giorno il terribile bilancio di perdite umane. Anche dall’incertezza riguardo la possibilità di riprendere le nostre abitudini.        

Eppure… ci stiamo pian piano adeguando – o ci proviamo – a questo nuovo status di potenziali esseri contagiabili o contagianti. Usiamo cautela, alleniamo la pazienza, centelliniamo le uscite solo per vere necessità, cantiamo dai balconi. Nascono ovunque esperienze di solidarietà concreta e generosamente vitale. 

E poi?…

Ciò di cui sono convinta è che, alla fine di questo periodo di prova, difficilmente tornerà tutto come prima. Il mondo avrà vissuto una prova che porterà ad un cambiamento generale di prospettive. Se la sapremo comprendere e rendere fertile occasione di miglioramento, sarà servita a qualcosa. Saremo tutti un po’ cambiati. Saremo diversi da prima e probabilmente riconsidereremo le nostre priorità. Avremo un nuovo bagaglio di esperienze, emozioni e pensieri che sarà difficile archiviare come “passato”, che forse ci avrà modificato profondamente… in meglio, speriamo.

Ognuno di noi ne uscirà maturato, anche – e forse, soprattutto – i bambini, i ragazzi ed i giovani che stanno vivendo un’esperienza unica. Di isolamento sociale, di assenza dalla scuola o dalle facoltà, di impossibilità di incontrarsi.

Credo perfino che, quando si potrà, apprezzeranno la possibilità di riprendere la scuola e le attività didattiche, che forse non avrebbero mai pensato di rimpiangere.

Sono anche le generazioni più abituate ai contatti telefonici e virtuali e sapranno utilizzarli per mantenere i legami e l’amicizia tra loro. Però, forse questo li porterà ad apprezzare di più lo stare insieme alla vecchia maniera.  Chissà se, una volta usciti da questo incubo che sembra aver messo in pausa le nostre vite, si ricorderanno che è molto meglio, quando possibile, vivere una vita reale che una virtuale.

Forse, tutti noi, quando tutto questo sarà superato, potremo ricominciare proprio da ciò che in questo periodo ci sta mancando di più: il vero, caldo contatto umano. Probabilmente è retorica… o forse è un ovvio dato di fatto, ma mi sembra che questa spaventosa esperienza ci stia insegnando molto. A recuperare quelli che sono i veri valori per ognuno di noi, che forse finora avevamo un po’ dato per scontati. 

Il mio augurio, per tutti noi, è quello di tenere duro, di fare appello alla forza d’animo. Di affrontare questo periodo con positività e con una disciplinata creatività. Con un’apparente contraddizione che noi italiani possiamo e sappiamo sicuramente e brillantemente risolvere.

Vi metto il link all’articolo precedente, collegato a questo argomento:

http://www.educazionequotidiana.it/pedagogia-quotidiana-per-genitori/bambini-e-emergenza-sanitaria-affrontarla-con-equilibrio-e-positivita/(si apre in una nuova scheda)

22 marzo 2020