Quel broncio antipatico
Sappiamo bene che spesso i bambini, quando sono contrariati per qualcosa, “fanno il broncio”, quella smorfia antipatica che segnala in modo inequivocabile il loro disappunto, il loro dirci “uffa!” “non ci sto!” “non voglio!” oppure “lo voglio!”… Altrettanto spesso, grazie a questo atteggiamento negativo, ottengono l’attenzione dell’adulto e anche la soddisfazione della loro richiesta. Così si sono abituati ad utilizzarlo come una sorta di ricatto affettivo non verbale, messo in atto come dei veri attori consumati…
Ma da dove viene il broncio?
In genere il broncio è una modalità mimica spontanea, utilizzata per influenzare il comportamento altrui, ma, in qualche caso, i bambini possono averla “assorbita” in famiglia… Ahimé, bisogna dire che purtroppo anche diverse persone adulte “mettono su il broncio”, consapevoli o meno di quanto risulti sgradevole questa smorfia. Forse, ottengono ciò che cercano (ma da chi?…) perpetuando una modalità di richiesta di tipo infantile che, evidentemente, ha dato e dà loro qualche beneficio secondario
Serve un pubblico
Ma… e qui è doveroso un bel “ma”… se non ci fosse nessuno a vedere questo brutto broncio, a cosa servirebbe farlo? A niente, ovviamente! Se non ci fosse uno spettatore, l’attore per chi reciterebbe? Per nessuno! Quindi il suo copione, pur provato molte volte, diventerebbe inutile, con l’unico risultato di far rimanere di cattivo umore solamente chi provasse a mettere in atto questa sceneggiata.
Cosa possiamo fare?
Quindi, ecco che possiamo dedurne una istruttiva indicazione: quando un bambino ci fa il broncio, semplicemente… lo ignoriamo! Non staremo lì ad “abboccare” a quel musetto arricciato con le labbra all’ingiù.
Naturalmente, in via preventiva, gli possiamo dire e far comprendere, con tranquilla convinzione, che, quando tiene il broncio, noi non capiamo cosa vuole. Che è meglio se ce lo dice in modo chiaro (o ce lo fa capire anche a gesti, se è più piccolo), per vedere se e come possiamo aiutarlo. Se poi farà ugualmente quell’antipatico broncio, quando sarà più calmo, gli potremo ricordare che ne avevamo parlato e lo aiuteremo a ricostruire ciò che è successo, per guidarlo a comprendere bene il significato emotivo delle nostre parole ed a conoscere un po’ meglio le sue reazioni e le sue più ampie possibilità di comunicazione.
Diamo il buon esempio
Cerchiamo anche noi, nel nostro modo di comunicare, di essere positivi, di usare il sorriso quando possiamo, di dargli un esempio di calma e di serena consapevolezza, per abituarlo a fare altrettanto o, almeno, di provarci.
31 marzo 2018
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