CONTAGIO EDUCATIVO

Forse vi è capitato che
Mentre eravate in coda ad un semaforo, avete visto un’auto che veniva dal verso opposto al vostro con la freccia a segnalare l’intenzione di svoltare a sinistra, magari nella strada proprio in corrispondenza a dove vi trovavate voi. Avete intuito la possibilità di fare una piccola marcia indietro, dando il via ad altre leggere manovre – chi in avanti chi indietro – per far spazio alla persona che, grata, mano alzata in segno di saluto e sorriso verso di voi, poteva finalmente imboccare la strada alla sua sinistra e lasciare via libera alle auto dietro di lei, che erano bloccate dalla sua sosta. E vi siete sentiti bene. Soddisfatti. È bastato così poco… e avete forse pensato che le persone che hanno assistito a questa piccola cortesia saranno pronte a riproporla a loro volta in una situazione analoga.
Oppure alla cassa del supermercato, voi con il vostro carrello abbastanza pieno avete lasciato passare davanti nella vostra fila qualcuno che aveva solo pochi articoli da acquistare, tenuti in bilico tra le mani. Che vi cambiava? Pochi minuti al massimo, ma per la persona a cui avete fatto questa cortesia, sarà stato un sollievo e forse, a sua volta, lei stessa, potrà far passare qualcuno davanti in un’altra occasione.
O ancora, in coda in qualche ufficio, finalmente toccava a voi e qualcuno, con atteggiamento trafelato, vi ha chiesto se poteva passarvi davanti solo un momento per un’informazione veloce e, rendendovi conto che, se si fosse messa in coda quella persona avrebbe perso un sacco di tempo, avete acconsentito e, per giunta, con un sorriso…
Il “contagio educativo”
Sono piccoli esempi di quello che mi piace chiamare “contagio educativo”: gesti cortesi, semplici ma efficaci, che non ci costano niente se non qualche frazione del nostro tempo. Gesti che però possono mettere di buon umore qualcuno, anche se per noi è un estraneo e portare come conseguenza che questo favore venga riproposto da altri verso altri, più volte e magari chissà, anche verso di noi, in una sorta di “onda cortese” che si propaga tra le persone.
Mi piace pensare che l’attenzione, la cortesia, la gentilezza, quando sono possibili e in fondo ci costano uno sforzo minimo, fanno bene a chi le riceve come a chi le fa ed hanno il potere di produrre piccole gratitudini, sorrisi inattesi, pensieri positivi che rallegrano per un momento o anche di più la persona coinvolta, che, forse, grazie a questo, vedrà la propria giornata sotto un’altra luce.
Vale sempre la pena
Le occasioni quotidiane possono essere tante, anche in situazioni potenzialmente irritanti, in cui stiamo perdendo tempo o non riceviamo ciò che ci aspettiamo.
La gentilezza verso un impiegato, un commesso, un cameriere o qualcuno che telefona per venderci qualcosa, va di pari passo con il rispetto. Non sappiamo in che situazione si possa trovare quella persona o il suo livello di stress.
In genere, anche se non ci sentiamo trattati al meglio, possiamo reagire e rispondere cortesemente, che decidiamo di spiegare le nostre ragioni oppure no. Probabilmente avremo più possibilità che la persona in questione, magari abituata a reazioni scortesi, riveda il proprio modo di fare…
Ingenuo, lo so, ma vogliamo mettere la soddisfazione di essere riusciti a mantenere la calma o un educato aplomb?
Inoltre...
Se poi, in auto con voi al supermercato, in coda in quell’ufficio o in altre situazioni, c’era un bambino (vostro figlio, nipote, …) gli avete senz’altro dato un buon esempio. Gli avete mostrato che si può, ed è piacevole essere cortesi anche con delle persone che non conosciamo e avrete fatto diventare quel semplice gesto un’occasione educativa.
11 marzo 2018
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