EDUCARE VUOL DIRE ANCHE DARE SIGNIFICATO
La mediazione educativa: i primi tre criteri
Come ormai sapete, nei precedenti articoli mi sono ispirata, per gli spunti e le idee da descrivere, ai tredici criteri di mediazione del Metodo Feuerstein.
Siamo ora al criterio “Mediazione del significato”.
È il terzo nell’ordine dato dal loro ideatore, e fa parte dei primi tre, che sono universali ed imprescindibili per avviare un buon processo educativo e di mediazione degli apprendimenti. Gli altri due criteri sono: “Mediazione di intenzionalità e reciprocità” e “Mediazione della trascendenza” (vedi link sotto).
L’ultimo – il tredicesimo: “Mediazione della consapevolezza” – “chiude il cerchio” e mira a raccogliere i frutti del lavoro educativo che, se svolto bene, potrà portare i risultati desiderati. Lo troverete in un prossimo articolo.
Dare significato in educazione
Questo criterio, “Mediazione del significato”, è forse uno dei miei preferiti, anche se è difficile scegliere, perché tutti e tredici sono importanti e ben collegati tra loro. Sicuramente è trasversale a tutto il processo di mediazione educativa e, in particolare, sostiene e dà forza ai primi due criteri essenziali, quello di intenzionalità-reciprocità e quello della trascendenza. Ma impregna inevitabilmente ogni altro criterio, donando quello spessore che ne fa approfondire il senso, il significato, appunto.
Dedicare attenzione, pensieri, parole e azioni a cercare il significato di ciò che diciamo e facciamo, ha un’importanza naturale e potente. È una ricerca che dà profondità alle nostre esperienze, collega in modo affascinante i nostri vissuti cognitivi ed emotivi e ci permette di comprenderli davvero, di accoglierne l’essenza. Sostiene la spinta all’impegno e ad aprirsi ai cambiamenti necessari.
Già nella relazione precoce madre/bambino, il passaggio di comunicazioni sia verbali che corporee, si arricchisce di messaggi che veicolano significati profondi, tanto primitivi quanto essenziali per la mente del piccolo. Così, nelle famiglie e nelle comunità, la trasmissione di tradizioni, riti, gesti, valori, attraverso i racconti e le azioni, assumono significati simbolici importanti ed educativi.
So che può sembrare un discorso ovvio e che tutti sappiamo quanto sia importante pensare bene a ciò che si dice e si fa, ma non è così scontato che ne teniamo sempre conto. Talvolta ci troviamo a parlare o agire in modo relativamente superficiale o procediamo “in automatico” senza riflettere sul perché di qualcosa o sui suoi effetti. Ci accorgiamo solo dopo, a volte, quando ripensiamo davvero ai significati sottostanti, che avremmo potuto esprimerci o comportarci in modo diverso.
Emozioni che attivano l’energia e la motivazione
Come in ogni area della nostra esperienza, anche l’apprendimento richiede la ricerca di un significato, di una motivazione a chiedersi quale sia il senso di ciò che si affronta.
L’interesse per un’informazione, una materia, una nuova esperienza, viene acceso e nutrito maggiormente con il coinvolgimento della dimensione emotiva e affettiva. Si possono utilizzare varie modalità per incoraggiare la partecipazione: un racconto che spieghi e contestualizzi ciò di cui si parla; immagini o video; esperienze sensoriali e reali; ecc. Il tutto accompagnato con domande che facciano riflettere e cercare informazioni e soluzioni, che inducano ad individuare gli elementi importanti, a fare ipotesi, ecc.
Creare un’aspettativa ed attivare l’attenzione verso ciò che si vuole comunicare, aiuta a coinvolgere bambini e ragazzi in ciò che stanno ascoltando/apprendendo/vivendo. Sta all’adulto trovare le modalità giuste ed adattarle a chi ha di fronte.
L’adulto (genitore, insegnante, educatore, ecc.) che educa-insegna-propone-guida i bambini/ragazzi all’incontro con nuove esperienze, inevitabilmente offre la propria visione del mondo. Trasmette emozioni e, se prova vero interesse e passione per ciò che fa, sicuramente questa dimensione passa attraverso ed al di là delle parole. Riesce ad affascinare chi lo ascolta e ne sostiene la motivazione a comprendere di più, a cercare il proprio significato nelle nuove cose apprese e negli eventi vissuti e presenti.
Perché? Per quale scopo?
Avere chiari gli obiettivi di un dato apprendimento o di una certa esperienza, permette di comprendere meglio ciò che si sta facendo e di impegnarsi per procedere. Aiuta a dare un senso, un significato a quell’esperienza, a capire i motivi della sua importanza, nella vita, nelle relazioni, nello studio, nel lavoro. Di nuovo appare evidente la correlazione con gli aspetti emotivi ed affettivi del nostro cercare e si può riconoscere la ricerca di significato come uno dei bisogni umani più importanti.
Man mano, crescendo, i bambini ed i ragazzi collegheranno sempre più quei significati ai propri vissuti personali ed alla condivisione con gli altri. Potranno scoprire in sé interessi nuovi, che alimenteranno desideri, volontà e azioni, fino a diventare talvolta delle passioni che arricchiranno la loro vita.
Con i bambini
I bambini amano essere coinvolti in ciò che gli adulti fanno e desiderano avere più informazioni su ciò che vivono, mostrano una curiosità che, se nutrita e rispettata, li sosterrà nella loro crescita emotiva e intellettiva.
Ogni loro esperienza può essere (ed è bene che lo sia) fonte di ricerca di significato: le cure quotidiane, i giochi, le relazioni, le nuove autonomie, le esplorazioni, le conversazioni, le scoperte, gli apprendimenti, ecc. Diventa occasione di allenare competenze di autonomia, autodeterminazione, consapevolezza, empatia, partecipazione, ecc.
Detta così può sembrare un’impresa complicata che richiede grandi abilità o progettazioni, in realtà, si tratta di cogliere le opportunità che le diverse situazioni, anche quotidiane, offrono.
Qualche esempio:
- mettere parole e semplici spiegazioni che accompagnano i gesti e le attività che il bambino vive, fin da piccolo, permette di rendere più significativa ogni azione. Lo aiuta ad interiorizzare in modo più completo ciò che sperimenta con i sensi e con le emozioni, fino ad arrivare, nel tempo, a rappresentarsele nella mente, ad astrarne i concetti ed il linguaggio per esprimerle
- arricchire sempre più il linguaggio: con aggettivi, avverbi, parole che esprimono emozioni, per farlo crescere come lessico – anche emotivo – e come costruzione di frasi più complesse
- far riflettere i bambini con domande utili in varie occasioni. Ad esempio: “Perché ti piace così tanto questo racconto?”, “Secondo te, come possiamo risolvere questa situazione?”, “Cosa ne pensi di questa proposta?”, “Come potremmo fare per…?”, “Chi potrebbe aiutarci a…?”, ecc.
- rispondere alle loro domande in modo attento, che nutra la curiosità e la alimenti, stimolando e favorendo ulteriori possibili domande
- anticipare ciò che si andrà a fare: una passeggiata, un’uscita al parco, il prepararsi per andare al Nido o alla Scuola dell’Infanzia, una visita ai nonni o qualsiasi altra attività. Trasmettere il perché, che cosa, come, quando, dove, con chi, aiuta il bambino ad immaginare ciò che sta per vivere, a visualizzarlo, a gestire meglio le emozioni che emergono. Questo, naturalmente, vale anche per i bambini più grandi e per preadolescenti e adolescenti, adattando le modalità alle diverse età e caratteri
- raccontare ai bambini aneddoti che riguardano loro stessi, i genitori, i famigliari, favorisce la comprensione di molti aspetti significativi: il valore di un oggetto, di un’esperienza, di un impegno, di un legame o di una perdita. Li fanno sentire parte di un nucleo e partecipi della sua essenza.
Per eventuali richieste di incontri, in studio o online, potete contattarmi attraverso il modulo “contatti”:
http://www.educazionequotidiana.it/contatti/
Link a precedenti articoli collegati
https://www.educazionequotidiana.it/leducazione-non-ha-eta/il-metodo-feuerstein/
https://www.educazionequotidiana.it/quante-emozioni/accompagnare-e-guidare-laltro/
https://www.educazionequotidiana.it/quante-emozioni/educare-a-comprendere-e-andare-oltre/
23 novembre 2021
You must be logged in to post a comment.