Riprendiamo il discorso sulle regole: ASCOLTARE, FIDARSI
Questo articolo ed i prossimi sull’argomento “regole” sono un approfondimento di quanto avrete già letto in due articoli precedenti: 7. Perché servono le regole? ed il n. 8. E se non si rispettano le regole?… , che vi suggerisco di rileggere per riallacciare tutto il discorso sull’utilità delle regole, quali caratteristiche dovrebbero avere, come sceglierle e come spiegarle, l’importanza di fare un patto prima e come comportarsi se non vengono rispettate…
Come avrete già visto, per aver chiaro in mente quante e quali sono le regole ed anche per comodità, io le suddivido in cinque grandi categorie, che riguardano: l’ubbidienza, il rispetto, il comportamento corretto nelle diverse situazioni, la gestione degli orari ed infine un po’ di ordine. Dentro queste categorie potrete collocare gli elementi principali per le varie situazioni che vivete, per fare in modo che l’educazione e la vostra relazione con i figli abbiano una progettualità pensata con cura e, quindi, una efficacia tanto soddisfacente quanto naturale.
Questa introduzione varrà anche per i prossimi articoli che affronteranno il tema delle regole.
Ora partiamo dalla prima di queste categorie:
Ascoltare, fidarsi
Vi sembra banale? In realtà accade troppo spesso che, quella dell’ascoltare, fidarsi (tradizionalmente pensata come l’ubbidienza), sia la regola più ignorata o, forse, la più difficile da far rispettare. Parliamo certamente di una ubbidienza non “cieca”, passiva, rassegnata, ma invece accettata dai bambini quando ne comprendono il significato, anche affettivo, verso le persone che sono importanti per loro, a cui vogliono bene e di cui si possono fidare: genitori, nonni, persone di famiglia, insegnanti, allenatori, baby sitter, … non certo verso persone che non conoscono e che li avvicinano in qualche modo.
Per spiegarla ai figli va sempre bene l’idea della “riunione di famiglia” (spiegata nell’articolo 7, nel punto: “Come vanno spiegate?”), in modo da creare un momento di comunicazione e ascolto reciproco che favorisca la comprensione e la collaborazione.
Dunque potete introdurre il concetto di ubbidienza, chiedendo ai bambini se ne sanno il significato ed ascoltando le loro risposte… che sono sempre interessanti (anche se a volte buffe…) e che vi daranno degli elementi ulteriori per tarare meglio la vostra spiegazione.
Poi, valorizzando il più possibile ciò che avranno detto, spiegate bene con le vostre parole cosa vuol dire e perché è importante l’ubbidienza, con esempi che deriveranno dalla vostra e dalla loro esperienza, in modo da dare un’idea il più concreta possibile di ciò che state dicendo. Ad esempio: quante volte li avete chiamati senza che vi rispondessero se non l’ennesima volta e dopo aver magari alzato la voce? Quante volte per strada sono scappati via di corsa invece di tenervi la mano? Quante volte hanno ignorato ciò che avevate chiesto loro di fare o, al contrario, hanno fatto qualcosa che avevate vietato loro? … Se vi avessero ascoltato vi sareste risparmiati arrabbiature, rischi, sgridate…
Naturalmente, come senz’altro avrete già fatto, va chiarito ai bambini che: quando voi genitori chiedete o dite loro di fare o di non fare qualcosa, è sempre per il loro bene e che cercherete di spiegarne loro il motivo, così, anche se qualche volta controvoglia, potranno fidarsi di voi e affidarsi.
N.B. Spiegare loro i motivi non vuol dire che sarete meno autorevoli, ma che intendete puntare sulla loro consapevolezza e partecipazione!
In qualche caso, infatti, purtroppo non sarà possibile dare troppe spiegazioni o non potrete darle completamente (per vari motivi) e servirà che ubbidiscano “perché lo dite voi”. Quindi è importante che voi genitori siate autorevoli entrambi e (come già detto nei precedenti articoli, sull’omogeneità e sulla coerenza) vi sosteniate in questo.
Per i bambini più piccoli
Riporto quanto scritto nell’articolo n.7:
“Anche con i bambini piccoli si può parlare, con semplicità e modalità adatte a loro, contando sul fatto che possono capire sia ciò che dite, sia il significato che darete alle vostre parole. Dovrete semplicemente richiamare più spesso la regolina data ed essere un po’ più flessibili nel gestire il tutto. Con i più piccoli, diciamo fino ai tre anni, ciò che conta saranno sempre l’esempio ed il vostro atteggiamento, ma qualche breve e semplice spiegazione verbale va sempre data, così come la vostra presenza costante vicino a loro nei momenti di potenziale pericolo.
N.B. Perché i bambini piccoli (ma non solo loro) comprendano bene le regole sarà necessario, poco alla volta, portarli a vivere il senso della regolina, mostrando loro cosa si fa e come, sui vari aspetti della loro quotidianità.”
Nel prossimo articolo parleremo della regola del Rispetto, altra sfera fondamentale, delicata e complessa.
9 giugno 2018
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