IL SENSO DELLA VISTA: VEDERE E GUARDARE…
Nella nostra carrellata di articoli sui cinque sensi ho lasciato per ultimo quello della vista perché, normalmente, è quello che utilizziamo di più o, almeno, che rappresenta il primo approccio intenzionale con le diverse situazioni, nuove o conosciute che siano. In realtà, talvolta, altri sensi precedono e anticipano il nostro primo sguardo, ad esempio l’olfatto che, registrando l’odore di un luogo, una casa, un ambiente, ci fornisce immediatamente “informazioni” sulla sua gradevolezza o meno, sul tipo di atmosfera che vi regna, anche se tali informazioni possono agire in qualche modo in profondità e rimanere sotto il livello delle percezioni consapevoli. Anche l’udito può precedere la vista, segnalandoci cosa sta avvenendo in un luogo prima che possiamo arrivare a vederlo o se veniamo accolti in un ambiente da una musica piacevole o troppo forte, da rumori sommessi o fastidiosi. O ancora, il tatto, che, con i recettori della nostra pelle sensibili all’aumento della temperatura, ci informa che ci stiamo avvicinando ad una fonte di calore pericolosa, anche se ancora non la vediamo…
Ma è con la vista che la maggior parte di noi, verifica e si fa un’idea più precisa di quello che ci circonda, anche se, in fondo, questa nostra abitudine può costituire un limite alla vera conoscenza, portandoci a valutazioni superficiali e facendoci sottovalutare aspetti assai importanti che solo con la sinergia di tutti i nostri sensi, possiamo cogliere.
Tutti abbiamo sentito dire che le persone non vedenti hanno sviluppato in modo straordinario gli altri sensi – l’udito, l’olfatto, il tatto ed il gusto – e ne hanno fatto la loro vera bussola per orientarsi nel mondo, raffinando capacità e sensibilità fino a renderle acutissime e coltivando la propensione ad integrarle al meglio per sviluppare una conoscenza di oggetti, persone, ambienti molto complessa ed approfondita, che ha sostituito in buona parte il senso mancante.
Ma, riflettendo sul senso della vista, vediamo cosa possiamo dire…
Vedere e guardare…
Come per il senso dell’udito abbiamo parlato della differenza tra sentire e ascoltare, anche pensando alla vista possiamo ragionare su cosa voglia dire davvero vedere o invece guardare.
Spesso noi vediamo oggetti, persone, animali, elementi della natura, ambienti e quant’altro, nel senso che li percepiamo in modo immediato, veloce, superficiale e, nella maggior parte dei casi, nel ricordarli, non sapremmo descriverli, specificarne le caratteristiche o i dettagli. Ad esempio, se ci presentano una persona non è detto che il giorno dopo o anche qualche ora dopo sapremmo descriverla, se non per sommi capi. Magari ci ricorderemmo se è alta o bassa, magra o grassa, ma forse non di che colore ha i capelli e gli occhi, se ha gli occhiali, se ha qualche neo sul viso, se ha gli occhi grandi o no, vicini tra loro o distanti, ecc.
Ma se dovessimo guardare con attenzione una persona sapendo di doverla poi descrivere o disegnare o di doverne dare, per qualche motivo, una descrizione ben precisa per poterne fare un identikit, staremmo più attenti e cercheremmo di fissare nella nostra mente il maggior numero di dettagli possibili.
Attiveremmo le capacità di attenzione e concentrazione, di esplorazione visiva, di confronto, di analisi dei dettagli e di sintesi, di memorizzazione, ecc.
Se ci abituiamo ad allenare queste modalità per guardare il mondo, possiamo non solo vedere con più attenzione e ricordare meglio ciò che abbiamo visto, ma anche renderci più consapevoli di cosa meriti davvero il nostro soffermarci per essere ben osservato e compreso e cosa, invece, lo meriti meno o per nulla…
Modi di dire, locuzioni…
“Ti vedo bene…”, “Non ti ci vedo…”, “Vediamo cosa si può fare…”, “A ben guardare…”, “Non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere…” ecc., sono tutti modi di dire che utilizzano il senso della vista per trasmettere l’idea dell’attenzione verso l’altro, del saper valutare, di conoscere bene qualcosa, di saper giudicare, di mettere nelle nostre azioni una intenzionalità, una consapevolezza. Di usare l’acume di chi ci vede proprio bene…
Osservare…
Sicuramente avete coltivato l’abitudine di osservare con attenzione i vostri figli: guardare il loro aspetto fisico fino a conoscerlo a memoria, controllare il loro comportamento, i loro movimenti, il modo di giocare, gli atteggiamenti, la mimica e la gestualità, le abitudini, il loro graduale cambiamento con la crescita, ecc. e se doveste descriverli a qualcuno, ad esempio un loro insegnante o un amico sapreste bene come fare, arrivando a precisarne ogni minimo dettaglio…
Uno sguardo a volte…
Con uno sguardo spesso sappiamo dire tutto, sappiamo esprimere emozioni nelle sfumature più varie, dall’amore all’odio, dal divertimento alla noia, l’ironia o la pedanteria, la serietà o l’allegria, il dolore o il piacere…; espressioni intere come il: “Te l’avevo detto…”, “E ti pareva…”, “Non ti azzardare!…”, “Sono d’accordo…”, ecc. Con uno sguardo a volte agganciamo l’attenzione di un’altra persona e da uno sguardo possiamo essere attratti irresistibilmente e catturati anche nostro malgrado…
I vostri figli conoscono bene gli sguardi di voi genitori, quando sono di ammirazione o, invece, di rimprovero, sguardi affettuosi o che “lanciano saette”… Loro, con lo sguardo limpido e adorante, sono irresistibili, lo sappiamo tutti, come dei cuccioli teneri che non chiedono altro che l’amore di chi li accudisce. Ma sappiamo anche che i bambini imparano presto ad utilizzare questo potente segnale per addolcire voi mamme e papà quando siete arrabbiati, per ammorbidirvi ed evitare una sgridata o una punizione o per convincervi ad accontentarli ad ottenere qualcosa che desiderano…
Giochi con il senso della vista…
Vi lascio qualche semplice proposta che possa invitarvi a giocare con il senso della vista ed a trovare molti altri modi diversi e interessanti.
– Osserviamo bene: giocare con i bambini a guardare bene un oggetto (un libro, una cornice, un giocattolo, un orologio, un vaso, …) ed a descriverlo il meglio possibile nei suoi particolari, può mettere in evidenza aspetti che sono sì in vista, ma che di solito non notiamo o che diamo per scontati (la forma, le dimensioni, le linee, i colori, i materiali, …). Magari, per aguzzare la capacità di analizzare le cose, potete far finta di essere al telefono e che vostro figlio debba descrivervi un oggetto o anche un disegno, una figura geometrica irregolare, così bene che voi siate in grado di immaginarlo o, perfino, di disegnarlo…
– Confrontare: ad esempio i colori e le loro gradazioni, per scoprire quante sfumature esistono, come si chiamano alcuni colori meno utilizzati, ecc. Nei giornalini di enigmistica trovate molti giochi in cui, ad esempio, vi siano due scenette apparentemente uguali, ma con dettagli differenti che possono essere scoperti grazie al confronto. Anche le vostre foto da bambini o da ragazzi e poi da adulti possono tornare utili per far notare come siete cambiati nel tempo, confrontando la statura, la corporatura, il taglio di capelli, il viso, ecc…
– “Che cosa manca?”: far osservare ai bambini, per qualche secondo, degli oggetti, almeno cinque, sul tavolo, su uno scaffale o in una scatola e poi toglierne uno mentre i bambini non vedono (li fate girare o li bendate) e chiedete di individuare quello che manca. Anche questo tipo di prove si trova nei giornalini di enigmistica…
– Le espressioni del viso: con vostro figlio provate a “fare le facce” davanti allo specchio, con espressioni diverse, di gioia, di rabbia, di paura, ecc. ed a osservare quali sono gli aspetti che connotano tali emozioni. Ad esempio gli occhi, le sopracciglia, la bocca, le rughe di espressione,… Poi provate a disegnare le faccine con le stesse espressioni: vedrete come, solo disegnando le sopracciglia orizzontali oppure in su o in giù, cambierà l’emozione rappresentata…
Buon divertimento e… occhio alle differenze!
7 aprile 2019
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